Una vera e propria strage. Non si può definire in altro modo la scomparsa dei negozi dalle città in Italia negli ultimi dieci anni. I dati sono quelli che emergono dal censimento degli esercizi commerciali effettuato dal centro studi di Confcommercio: tra il 2012 e il 2022 si sono persi 103.770 negozi. Il 15,7% del totale. E la situazione non va di certo meglio negli ultimi mesi.
Aumentano le chiusure di negozi in quasi tutti i settori. Fanno eccezione soltanto bar, alberghi e farmacie
Prendiamo i dati del 2023: in soli nove mesi il saldo negativo è di 14.889 negozi. Le eccezioni, a questo trend, sono davvero poche: a chiudere sono attività di ogni genere. Negli ultimi dieci anni le uniche attività che hanno avuto un saldo positivo tra aperture e chiusure sono i bar, i ristoranti e gli alberghi. Queste attività sono cresciute, in numero totale, di oltre 10mila unità dal 2012. Ma quest’anno la situazione è già peggiorata, complice probabilmente la crisi dettata dall’inflazione: per bar, ristoranti e alberghi la flessione nel 2023 è comunque stata minima. Lo stesso non vale, invece, per altre attività, come dimostra il saldo complessivo decisamente negativo.
Crolla il numero di esercizi che vende libri e giocattoli. Ma non va meglio per l’abbigliamento e gli alimentari
Le variazioni non sono omogenee per tutti i settori. Il calo più marcato riguarda i negozi di libri e giocattoli: sono il 31% in meno in dieci anni. Molto simile la situazione per le rivendite di mobili e ferramenta (-30,5%). Netto il calo anche per l’abbigliamento e le calzature: -21,8%. E anche negozi che sembrano insostituibili, come quelli di generi alimentari, subiscono invece un tracollo: sono diminuiti del 10,6% in dieci anni. Controtendenza, invece, i dati per gli esercizi che si occupano della vendita di telefonini e computer: sono aumentati del 10,8%. Il settore più in crescita, però, è quello delle farmacie: in dieci anni sono aumentate del 12,6% in Italia.