Una delle più prestigiose squadre del Portogallo e del calcio europeo ha deciso di intraprendere una strada destabilizzante per tutti gli altri: mettere online tutti i suoi dati economici a partire dai compensi dei suoi dirigenti, le commissioni agli agenti dei calciatori, i dettagli dell’accordo che il club ha preso con i gruppi ultras e le transazioni di ogni singolo pagamento. È il culto della trasparenza – diventato un feticcio in politica e nell’imprenditoria – che viene praticato senza remore in una società calcistica che sull’opacità finanziaria aveva costruito per anni il suo successo.
Autore della rivoluzione è il nuovo presidente André Villas Boas, ex allenatore vincente della squadra. Il suo predecessore Jorge Nuno Lima Pinto Da Costa è stato uno dei presidenti più vincenti nella storia del calcio ed è stato un antesignano della finanziarizzazione delle società calcistiche legandosi a discutibili fondi d’investimento e ad aziende che pur non avendo nulla a che vedere con il calcio hanno acquisito in tutto o in parte i diritti economici di sportivi professionisti al fine di ricavare profitto da eventuali trasferimenti futuri.
Con la promessa della trasparenza Villas Boas ha vinto le elezioni presidenziali del club con l’80% dei voti, seppellendo il suo predecessore che si era presentato alla sfida. Immaginate cosa potrebbe accadere se il buon esempio dei portoghesi arrivasse qui in Italia dove il calcio è diventato uno dei simboli del degrado economico e etico del Paese. Immaginate cosa accadrebbe se alle società calcistiche, di rilevante peso nella discussione pubblica, venisse chiesto di sottomettersi alla verifica come accade in altri campi. Sarebbe uno splendido autogol.