di Andrea Koveos
Il Governo Letta resiste. Per il momento la strana maggioranza che lo sostiene rimane compatta. La Camera dei deputati, infatti, ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Def (Documento di economia e Finanza) che impegna il governo ad attuare gli interventi per il Paese nel rispetto di quanto ci dice l’Europa.
Alla prova dei fatti di ieri, tutti, o quasi, sono apparsi allineati e coperti. Forze politiche, tra loro molto distanti, hanno di fatto concordato sulla ricostruzione dell’attuale clima politico istituzionale. Una condivisione di facciata che si è limitata a una semplice analisi delle condizioni in cui versa l’Italia.
Quest’anno il Def, infatti, non contiene un’agenda di priorità per il futuro; si limita a indicare, per sommi capi, le aree di intervento. Interventi che, nella realtà dei fatti, variano da partito a partito. Dunque, ci si è dedicati agli annunci e all’ottimismo per evitare lo scontro frontale all’interno di una grossa colazione nostrana che anche dagli organi di stampa internazionali è considerata fragile.
Se la maggioranza delle larghe intese ha tenuto botta, il partito democratico continua a perdere la sua identità. Sono molti gli imprenditori vicini al Pd che denunciano una totale mancanza di visioni e soluzioni politiche. Sul versante opposto il Pdl continua con la guerra contro l’Imu sulla prima casa; per questo, secondo gli azzurri, occorre riproporre il quadro della spesa pubblica tenendo conto del discorso del presidente Letta. Due questioni per il Pdl devono essere affrontate dal Governo in sede europea: ad altri Paesi è stato permesso di allungare il periodo per il rientro del deficit di bilancio. Perché non può beneficiare anche l’Italia di questo allentamento? La seconda questione riguarda l’obiettivo di medio termine che se raggiunto porta con sè un paradosso, in quanto il tetto di spesa aggregata viene peggiorato. In pratica nel momento in cui si rispettano i tagli e gli obiettivi di bilancio non sarà possibile incontrare maggiori restringimenti. E su questo il nuovo governo deve riflettere.
A dimostrare che la questione sulla tassazione degli immobili non è poi così uniforme tra Pdl e Pd, ci pensa Pier Paolo Baretta (Pd) che giudica il dibattito dell’Imu fuorviante rispetto ad altre questioni; come, per esempio, chiedere all’Europa di chiudere la procedura d’infrazione.
Chi invece sembra consolidare la sua posizione è il Movimento 5 stelle. Giuste o sbagliate che siano, le annotazioni dei grillini sono entrate nel merito del Documento economico, evidenziandone la carenza di risorse da destinare ad alcune azioni urgenti come la Cassa integrazione in deroga, la salvaguarda degli esodati, il rifinanziamento del credito d’imposta. Secondo il M5s la crisi potrebbe avvitarsi in una spirale pericolosa: “avanzi primari e deflazione salariale, caduta della domanda e dei redditi, debito fuori controllo”. Tra le proposte del Movimento quella di un audit pubblico sul totale del debito, “per una sua analisi dell’origine, legittimità, legalità e sostenibilità”.
Tra le misure che, invece, propone Sel, c’è un concorso straordinario (che preveda anche l’accesso degli attuali precari) per l’assunzione di giovani nelle Pubbliche amministrazioni che erogano e gestiscono servizi; la riunificazione e l’incremento dei fondi per i crediti d’imposta per l’assunzione di giovani e donne, nonché il rifinanziamento del Fondo per l’occupazione giovanile (tramite il rifinanziamento del Fondo Kyoto).
In ogni caso trionfa l’ottimismo e per il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per cui l’ approvazione del Def e il sostegno del Parlamento al documento è un passo molto importante che consentirà di affrontare con fiducia le prossime settimane. Con fiducia sì e con qualche preoccupazione. Ad attendere il ministro ci sono importanti appuntamenti come quello di lunedì dell’ Ecofin, e a seguire a Bruxelles che con tutta probabilità farà intuire all’Italia quale sarà il prezzo che l’Italia dovrà pagare per rimanere ancora in Europa.
Esulta anche Roberto Calderoli che incassa dal governo l’impegno a sospendere il pagamento della prima rata dell’ Imu sulla prima casa e una rimodulazione della tassa sugli immobili che ne comporti, già per il 2013, l’abrogazione sempre sulle abitazioni principali.