Dopo il danno, arriva anche la beffa. Le barriere posizionate ai bordi di altri nove viadotti autostradali, disseminati lungo la A16 Napoli-Canosa, la A14 Bologna-Taranto e la A1 Napoli-Milano, presentano gravi carenze sotto il profilo della sicurezza e per questo sono stati posti sotto sequestro preventivo dalla Procura di Avellino. È l’ultimo sviluppo dell’inchiesta bis sulla strage del bus turistico che, nel 2013, urtò e sfondò i jersey del ponte Acqualonga, precipitando nel vuoto e causando la morte di 40 persone.
Uno stralcio in cui, da maggio a oggi, sono stati sequestrati in totale 21 viadotti e sono state iscritte nel registro degli indagati otto persone. Sei mesi fa a finire sotto la lente dei pm sono stati tre manager di Autostrade, la società legata alla famiglia Benetton, ossia Costantino Vincenzo Ivoi, Michele Renzi e Massimo Giulio Fornaci, a cui ieri se ne sono aggiunti altri cinque. Si tratta dei direttori del VII Tronco, Gianni Marrone e Donato Dino Giuseppe Maselli, e quelli del V Tronco, Mauro Crispino, Stefano Catellani e Salvatore Belcastro.
GRAVI CARENZE. Basterebbe questo per indignare e per far capire come il tema delle concessioni autostradali, più volte sollevato dai grillini, sia di strettissima attualità ma, purtroppo, c’è di più. Già perché nel decreto di sequestro preventivo delle barriere, firmato dal gip di Avellino, vengono sottolineate spaventose carenze che se confermate finirebbero per imbarazzare una volta di più l’azienda della famiglia Benetton. Per il giudice gli otto indagati avrebbero eseguito lavori sulle barriere new-jersey già esistenti “sostituendo i precedenti tirafondi Liebig Plus, già omologati e certificati, con barre filettate inghisate in malta cementizia, così compromettendo notevolmente la capacità di contenimento delle barriere in caso di urto con veicolo pesante”.
Insomma per il magistrato si tratterebbe di responsabilità pesanti perché quegli interventi furono ordinati ad Autostrade dopo la tragedia del ponte Acqualonga che, come certificato dall’altra indagine e qui riportato nelle motivazioni del sequestro, sarebbe stata evitabile “se le barriere fossero state tenute in perfetto stato di conservazione”.
L’INCIDENTE. La tragedia di Aqualonga è il più grave incidente stradale d’Italia. Il 28 luglio 2013 una comitiva di turisti, partita da Pozzuoli in provincia di Napoli, stava rientrando dopo una vacanza passata tra i luoghi cari a Padre Pio. Un viaggio acquistato ad un prezzo talmente vantaggioso da convincerli a programmare anche un futuro viaggio a Medjugorje. Peccato che durante il ritorno e lungo la discesa dell’A16, nel territorio di Monteforte Irpino in provincia di Avellino, il sistema frenante dell’autobus si rompeva e l’autista, in un disperato tentativo, cercava di arrestare la marcia del veicolo imbizzarrito affiancando il mezzo alle barriere protettive del viadotto che, però, cedevano di schianto facendo precipitare il bus e tutti i suoi passeggeri nel dirupo.