Di Giuliano Balestrieri per Repubblica
Una multa giornaliera di 158.200 euro fino alla piena esecuzione della sentenza del 2007 oltre a una sanzione forfettaria di 60 milioni di euro. E’ la richiesta di condanna per l’Italia di fronte al Corte di Giustizia europea, da parte della avvocato generale della Ue per la continua utilizzazione delle discariche abusive. La richiesta di Bruxelles avrebbe potuto essere retroattiva con un conto enorme per le casse dello Stato, ma la Commissione Ue ha preferito procedere per gradi. Prima la censura, poi il taglio dei fondi e, infine, dopo gli avvertimenti caduti nel vuoto, la multa che scatterà con il passaggio in giudicato della causa avviata a fine marzo.
Ovviamente, le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia che – tuttavia – con sempre maggior frequenza segue le sue proposte di soluzione giuridica. I fatti si riferiscono al 2007, dopo l’entrata in vigore della direttiva europea del 2006 in base alla quale gli Stati membri dell’Unione avevano l’obbligo di creare una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento. Un impegno mai rispettato dall’Italia e di certo a Bruxelles non interessa che nel frattempo la raccolta sia stata organizzazta su base regionale: Roma avrebbe dovuto vigilare sulla costruzione delle infrastrutture.
La prima sentenza che di fatto censurava l’Italia risale al 2010, ma è caduta nel vuoto. Così come la decisione dello scorso anno della Commissione
di non versare più i contributi per le gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Una sorta di avvertimento – costato circa 50 milioni di euro alle casse dello Stato – rimasto nel dimenticatoio. Eppure è una delle sanzioni cui ricorre frequentemente la Ue nei confronti di chi non riesce a utilizzare i fondi comunitari. Un danno economico che ricade sulle tasche dei cittadini.
Nel mirino di Bruxelles era finita, dal 2005, anche la Grecia, ma la penalità richiesta nei confronti di Atene è limitata a 54mila euro al giorno oltre a 22 milioni di forfait, in considerazione del fatto che l’Italia non ha ancora bonificato le discariche illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte sostanze pericolose.
In particolare le norme violate sono la vecchia direttiva in materia di rifiuti, la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi e quella sulle discariche. La Commissione aveva dedotto, in prima battuta, che sarebbero esistite almeno 422 discariche illegali, tuttavia, alla fine, ha contestato solo l’utilizzazione di due discariche illegali (Matera/Altamura Sgarrone al confine tra Puglia e Basilicata, e di un’ex discarica comunale, Reggio Calabria/Malderiti in Calabria).
Nella causa in corso non rientrano le discariche della Campania e di Malagrotta: entrambe sono oggetto di procedimenti separati iniziati lo scorso anno e che rischiano di concludersi nello stesso modo, con una multa giornaliera e una forfait.
L’avvocato generale dell’Ue, tuttavia, ha non ha accolto interamente le richieste della Commissione che chiedeva per l’Italia una sanzione pecuniaria di 257mila euro al giorno. La penalità giornalierà scatterà dal pronunciamento della sentenza del tribunale di Lussemburgo.