Era il 2012. La Primavera di quell’annata avrebbe dovuto rappresentare un’era di svolta per le casse del Comune di Napoli. Tremila alloggi popolari venduti ai legittimi assegnatari, 100 milioni di euro di incassi, con il 25% immediatamente fruibile. L’ultimo atto della gestione Romeo. Un buon inizio, così pareva. Eppure. “Eppure sono dieci anni che chiediamo con ogni mezzo e atto che fine abbiano fatto quei soldi, come e dove siano stati investiti. E non abbiamo mai avuto risposta”. Ora che si riaffaccia lo spettro di un ritorno dei beni di famiglia nelle mani di gente che mette gli affari personali al di sopra di ogni interesse pubblico, Antonio Giordano, segretario regionale campano del Sunia Cgil (Sindacato Unitario inquilini e assegnatari), la questione la ripropone. E non è l’unica.
Segretario, la Procura della Corte dei Conti è tornata a mettere il naso nel passivo del patrimonio di Napoli. E ha calcolato conti in rosso per 133 milioni. Ci sono sette dirigenti pubblici indagati e in gioco i soldi del Patto per Napoli. È davvero così complicato fare cassa con un patrimonio così ricco?
“È complicato, ma oggi abbiamo più di un’opportunità per dare vita a un’opera di risanamento, con strumenti messi in campo per la prima volta ma che non vengono neppure presi in considerazione. È diventato impossibile anche solo discutere proposte, ci scontriamo sistematicamente contro continui ‘vedremo, ne riparleremo’”.
A quali strumenti si riferisce?
“Intanto c’è il regolamento regionale che prevede un rateizzo delle morosità pregresse, a patto che si faccia rientrare la rata entro il tetto del 30% del reddito. Una soluzione più che equa. È chiaro che se guadagno 1.200 euro e ho famiglia, non potrò mai onorare una rata da mille euro. Da mesi chiediamo al Comune di fare una delibera che tenga conto di questo regolamento, ma non ci ascoltano. Così come non capiamo perché è stato ignorato il bando regionale per il fondo di solidarietà che assegna ai Comuni quattro milioni per il sostegno agli affittuari”.
Cento milioni per la vendita di 3mila alloggi. L’allora assessore al Patrimonio Tuccillo la definì “La più grande operazione di tal genere mai realizzata in Italia”. Oggi lei sostiene che non si sa che fine abbiano fatto quei soldi…
“La legge prevede che si possano vendere beni del patrimonio a condizione che quelle risorse vengano utilizzate per la ristrutturazione o per la costruzione di nuovi alloggi per andare incontro all’emergenza abitativa. Non abbiamo avuto traccia di investimenti di questo tipo né nessuno ci ha mai saputo dire se e come siano stato riutilizzati”.
Chi sono i vostri interlocutori in Comune?
“Vorremmo saperlo anche noi, non ho mai visto un tale scaricabarile. Oggi pare che il nostro referente debba essere l’assessore Pier Paolo Baretta, che ha la delega al Patrimonio Immobiliare. Prima di lui a riceverci era l’assessore Laura Lieto, che ha la delega alla Casa. Per non parlare dei dirigenti al Patrimonio, ne sono cambiati ben cinque con l’amministrazione Manfredi. Praticamente uno ogni sei mesi. È evidente che o non sanno dove mettere le mani o non c’è volontà politica di risolvere il problema”.
Il sindaco e l’assessore Baretta hanno annunciato una nuova società per il Patrimonio, con partecipazione di privati.
“Già, il ritorno di Romeo. Mi auguro di no, anche perché ci sono ancora dei contenziosi da risolvere con quella società. Ma il punto è un altro. La gestione del patrimonio immobiliare deve rimanere in capo al pubblico. Non possiamo tornare a quelle logiche”.