di Gaetano Pedullà
Altro che far votare gli immigrati alle amministrative! Questa volta – se gli riesce – Abdullah, Muhammad, Safiya e le migliaia di altri migranti in arrivo sulle nostre coste potrebbero spostare l’ago della bilancia di tutta la politica italiana e far cadere il governo. Quello che non è riuscito con la mancata promessa sull’Imu o la condanna in Cassazione a Berlusconi potrebbe riuscire su una questione epocale che i partiti si ostinano a trattare come un fattarello di casa nostra: la regolazione dei flussi migratori dall’Africa all’Europa. L’Italia su questo si è messa l’anima in pace con una legge, la Bossi-Fini, che mette appena una pecetta su una immensa ferita per l’intera umanità. Tant’è vero che una volta caduto il muro di terrore imposto dai regimi totalitari nord africani, gli sbarchi sono tornati con cadenza giornaliera. E’ chiaro che di fronte alla disperazione, alla fame, allo spettro di una vita senza nulla, quella parte del mondo che sopravvive con un dollaro al giorno non ha paura nemmeno di un naufragio. Figuriamoci lo spavento per le leggi italiane, così piene di buchi e scappatoie. Al di là del Mediterraneo la guerra fa molto più terrore di due nomi – Bossi e Fini – di cui nessuno conosce l’esistenza. Per questo il ministro Kyenge ha fatto niente più che il suo lavoro di ministro delle Pari opportunità e ha iniziato a sondare il terreno per capire se c’è modo di fare un passo avanti rispetto a una legge che fa acqua da molte parti (anche se dalla Prestigiacomo a Gasparri molti ne continuano a fare una questione ideologica e si rifiutano di vedere la realtà). La proposta invece apre una porta per riprendere in mano il tema grandissimo dell’immigrazione, questa volta in un contesto sinceramente europeo e globale. Che il governo cada o meno, il tema dell’immigrazione non può restare ancora a lungo una vicenda da cortile di casa.