Da Taranto a Genova. Giornata di sciopero per i lavoratori dell’Ilva, che incrociano le braccia per 24 ore contro i tagli alla forza lavoro annunciati da Am Investco Italy (Arcelor Mittal e Marcegaglia) e le nuove condizioni di inquadramento contrattuale.
La prospettiva per i lavoratori è di 4mila esuberi e la mancata continuità tra vecchia e nuova gestione, che comporta pure la perdita delle anzianità guadagnate e l’essere ri-assunti con le tutele crescenti del Jobs Act. Per questo Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno indetto lo sciopero nel giorno in cui al ministero dello Sviluppo economico ci sarebbe dovuto essere un vertice per discutere del piano di Am Investco Italy. Vertice che il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, comunicando alla società di cui è capofila Arcelor Mittal che non è accettabile aprire il confronto senza garantire le condizioni salariali e contrattuali.
Eppure la giornata era cominciata con auspici diversi, almeno nelle dichiarazioni della sottosegretaria allo Sviluppo, Teresa Bellanova: “Apro il tavolo con l’auspicio che tutte le parti facciano un confronto di merito e che il Governo agevolerà questo confronto per arrivare ad un’intesa che sia soddisfacente per tutte le parti”.
“La giornata è iniziata in tutti gli stabilimenti Ilva, con la mobilitazione dei lavoratori proclamata dalle organizzazioni sindacali a sostegno della trattativa – ha spiegato il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli –. Dai primi dati l’adesione a Taranto, Genova, Novi Ligure è totale. I lavoratori hanno ben compreso che le basi su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate, continuiamo a ribadire, come in tutti questi anni, che è possibile modificare il piano affinché si rilanci la produzione dell’acciaio, si salvaguardi l’ambiente e si escludano licenziamenti”.