Lo avevamo detto in tempi non sospetti: il decreto legge con cui il governo, a giugno scorso, aveva definito la Fondazione Milano Cortina 2026 un organismo di diritto privato, era un vero colpo di spugna sulle indagini della procura di Milano sulle presunte irregolarità nella gestione dell’evento delle Olimpiadi e Paralimpiadi. Ieri il concetto è stato “ufficializzato” dagli stessi magistrati, che davanti al Riesame, hanno definito quello scudo un atto “illegittimo”, “di una gravità inaudita”.
Per i pm, infatti, quella varata dal Governo Meloni è una legge intervenuta mentre è in corso un procedimento penale, che vuole togliere alla magistratura la “prerogativa” della interpretazione delle leggi. E a dirlo, una big della procura milanese, come l’aggiunta Tiziana Siciliano. Il 10 giugno era stata pubblicata una nota del Consiglio dei ministri, con la quale, in sostanza, veniva ribadito, sulla base di un nuovo decreto legge approvato, che le attività svolte dalla Fondazione Milano-Cortina non sono disciplinate da norme di diritto pubblico; che la Fondazione non è un organismo di diritto pubblico; che opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali.
La fondazione utilizza denaro pubblico
Le prime ricostruzioni investigative nell’inchiesta per corruzione e turbativa, aveva già spiegato il procuratore Marcello Viola quando erano state eseguite le perquisizioni il 21 maggio, “inducono a ipotizzare” che l’ente “Comitato organizzatore dei giochi olimpici, sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”. Una tesi ribadita dagli inquirenti ieri al Riesame.
I pm in aula non hanno chiesto di sollevare una questione di legittimità costituzionale sul decreto, ma hanno spiegato che è “illegittimo”, chiarendo, in sostanza, che è una norma che va oltre le “leggi ad personam”, perché si tratta di un decreto che interviene con un’inchiesta in corso, per togliere ai magistrati la “prerogativa” di interpretare le leggi. Tra l’altro, agli atti, ci sarebbe anche un’intercettazione nella quale un legale della Fondazione avrebbe detto che l’ente è pubblico.