Il volto fintamente gentile dell’America trumpiana ha un nome: James David Vance. L’ex marine diventato venture capitalist, ora senatore dell’Ohio, è stato scelto da Trump come potenziale vice. Un ragazzo di provincia che ce l’ha fatta, autore di un bestseller sulla crisi della classe operaia bianca. Peccato che dietro la facciata da bravo ragazzo si celi un reazionario estremista. Vance sogna di “estirpare come un tumore” l’attuale classe dirigente americana, colpevole di essere troppo progressista. Il suo modello? La denazificazione della Germania post-bellica. Sì, avete capito bene: denazificazione. Il senatore propone di “sequestrare le istituzioni della sinistra e usarle contro di essa”. Come? Licenziando in massa i dipendenti pubblici per sostituirli con fedelissimi trumpiani. E se i tribunali si opporranno? Vance suggerisce di ignorare le sentenze, citando il precedente del presidente Jackson che sfidò la Corte Suprema.
Non contento, vorrebbe anche tassare pesantemente le università ree di diffondere idee “anti-americane”. Il tutto in nome di un “conservatorismo muscolare” che non arretra davanti a metodi extracostituzionali. Abbasso quindi i diritti civili. Sulla politica estera Trump e Vance concordano: “l’Europa dovrebbe difendersi da sola”. Insomma, dietro il sorriso rassicurante si cela un estremista pronto a sovvertire lo Stato di diritto. Un pericolo per la democrazia americana travestito da paladino della working class. Nel 2016 Vance definì Trump “un potenziale Hitler americano”. Oggi è pronto a essere il suo braccio destro. Una metamorfosi che parla di un uomo disposto a rinnegare i propri principi per una fetta di potere.