Manca poco per l’arrivo ufficiale di Babbo Natale, anche se i suoi cloni imperversano ovunque, dalle strade ai centri commerciali. Anche i bambini, che ormai capiscono le cose più in fretta dei genitori, sanno che non esiste ed è un’illusione attenderlo. Ma la popolarità di questo personaggio nella cultura occidentale ce lo fa volere bene lo stesso, pur conoscendone poco la storia. E dire che le prime tracce risalgono ai tempi degli antichi greci con numerosi racconti legati ad Ercole e al dio Odino, che portava doni a bordo di una slitta trainata da un cavallo bianco volante. Secondo la religione cristiana la storia di Babbo Natale nasce invece dalla leggenda di San Nicola, vissuto nel IV secolo e considerato protettore dei piccoli.
San Nicola era vescovo a Myra, in Turchia, dove secondo alcune fiabe salvò tre ragazze dalla strada e altrettanti infanti. Si narra, inoltre, che si recasse di persona nelle case dei bambini più in difficoltà per portar loro dei doni e, che esortasse anche gli altri parroci della sua diocesi a fare lo stesso. Un racconto tramandato fino all’Europa del Medioevo, dove per commemorare un comportamento di tale umanità si diffuse l’usanza di scambiarsi dei regali nel giorno della festa Santo Patrono, ovvero il 6 dicembre. Un’abitudine ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia, in particolare nelle città del Nord come Bolzano, Trento e Aosta. Il vescovo è stato il precursore del Babbo Natale moderno, che prima del Novecento era raffigurato a volte come un uomo alto e magro e altre invece come un elfo non proprio di bell’aspetto.
Anche se era già stato utilizzato in precedenza da varie aziende per pubblicizzare i loro prodotti e, dalla Coca-Cola a partire dal 1920 con le illustrazioni dell’artista Fred Mizen, la svolta decisiva per Santa Claus arrivò nel 1931 con una pubblicità proprio del colosso americano delle bevande. Coca-Cola volle infatti realizzare una campagna di marketing e advertising con un protagonista alternativo, un volto meno spettrale e austero, ma al contrario allegro, raggiante e a tratti goffo. Il disegnatore Haddon Sundblom, ispirandosi sia alle sembianze di un suo anziano amico venditore, che alla poesia di Clement Clark Moore “La visita di San Nicola”, realizzò il viso odierno di Babbo Natale, sorridente e pacioccone.
Anche il colore del vestiario non fu ovviamente casuale: la scelta del rosso derivava dal noto marchio con le bollicine, mentre in passato Santa Claus veniva ritratto con un abbigliamento completamente differente. Per ironia della sorte, sia per l’estetica che per il wearing “Father Christmas” somigliava inizialmente al “Grinch”, storica creatura nemica del Natale e avversa a qualsivoglia forma di gioia e festeggiamento. Ulteriori esemplari lo hanno invece illustrato vestito con tuniche, che richiamavano le antiche culture e tradizioni risalenti all’epoca pre-cristiana. Oggi il dress code è obbligatoriamente rosso con il cappellino con pon pon, la lunga barba bianca, l’occhiale rotondo, le gote rosse e poi… che la magia abbia inizio. Una trepidante attesa che si concretizza nella notte di Natale, con un sogno che si apre alle speranze e ai buoni propositi. Con Babbo Natale perfetto istrione nel cammino verso l’anno nuovo.