Nel giorno in cui Mosca afferma che non ha senso invitare gli europei a negoziare sull’Ucraina, i capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca si ritrovano all’Eliseo, ospiti di Emmanuel Macron, per una riunione informale dedicata alla sicurezza europea e alla situazione in Ucraina. Con loro, il presidente del Consiglio europeo, la presidente della Commissione europea e il segretario generale della Nato.
“Non so cosa i Paesi europei dovrebbero fare nei colloqui sull’Ucraina”, ha detto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, alla vigilia dell’incontro che si terrà oggi a Riad tra Russia e Stati Uniti. Macron ha sentito al telefono Donald Trump appena prima dell’inizio della riunione dei leader europei. Il colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti è durato “circa venti minuti”, fa sapere l’Eliseo.
I leader Ue si spaccano sull’invio di truppe in Ucraina
A tenere banco al tavolo dei leader Ue il possibile invio di truppe a Kiev. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato di essere pronto a inviare truppe in Ucraina, qualora fosse necessario per garantire la sicurezza della Gran Bretagna e dell’Europa. Ma l’idea non seduce.
“Credo che sia del tutto prematuro parlarne ora. Anzi sono anche un po’ irritato per questo dibattito. Voglio dirlo chiaramente: qui si discute sulla testa degli ucraini di trattative di pace che ancora non hanno avuto luogo, alla quale gli ucraini non hanno detto di sì e non si sono nemmeno seduti al tavolo”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, rispondendo alla domanda sulla possibilità di inviare truppe di peacekeeping in Ucraina.
“È del tutto irragionevole: è un dibattito sbagliato al momento sbagliato su questioni sbagliate”, ha aggiunto Scholz. Secondo cui “non può esserci una pace imposta che l’Ucraina deve accettare”.
Dopo Berlino frenano anche Varsavia, Madrid e Roma
“La Polonia sosterrà l’Ucraina come ha fatto finora: a livello organizzativo, in base alle nostre capacità finanziarie, umanitarie e militari. Non abbiamo in programma di inviare soldati polacchi nel territorio ucraino”, ha detto Donald Tusk.
“Bisogna essere molto chiari quando tocchiamo temi tanto sensibili e gravi come questo: nessuno sta considerando in questi momenti l’invio di truppe in Ucraina” per una possibile missione di pace. È quanto ha assicurato il ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares.
E anche la premier Giorgia Meloni avrebbe sottolineato che non è questa la strada da intraprendere.
Dall’Ungheria alla Slovenia: si lamentano gli esclusi dal vertice
Gli esclusi dal vertice all’Eliseo si fanno sentire. “I leader europei che sostengono la guerra e sono contrari a Trump si riuniscono oggi a Parigi per bloccare gli sforzi di pace in Ucraina”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó.
Il minivertice sull’Ucraina non aiuta a costruire la fiducia all’interno dell’Ue, ha dichiarato il premier slovacco Robert Fico. Che ha reso noto di aver avuto un colloquio con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e di avergli chiesto a che titolo partecipava al vertice insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dato che non hanno alcun mandato da parte dell’Unione.
La Slovenia si è rammaricata per essere stata esclusa. “A livello simbolico, gli organizzatori del vertice di Parigi stanno mostrando al mondo che, anche all’interno dell’Ue, non tutti gli Stati sono trattati allo stesso modo”, ha affermato la presidente Natasa Pirc Musar.
Altro piatto forte la corsa al riarmo. “La Russia è una minaccia reale a tutta la sicurezza europea e per la nostra libertà. Il punto più importante dell’incontro di stasera è che dobbiamo aumentare il riarmo, sia in Danimarca che in Europa”, ha dichiarato la prima ministra danese Mette Fredriksen.