di Monica Setta
“Mi auguro che le voci legate all’aumento della Robin Hood Tax non abbiano fondamento. Aumentare questa tassa non ė una politica favorevole all’industria e allo sviluppo del Paese. Già così ha comportato un impatto di circa 500 milioni sull’utile di gruppo all’anno che si ridurrà a 200 a partire dal 2014. Infatti, dal prossimo anno ė previsto un calo dell’aliquota dall’attuale 10,5 al 6,5%”. È un Fulvio Conti a 360 gradi quello che ieri, a margine dell’evento Enel Lab, ha lanciato una serie di messaggi inequivocabili al nuovo governo di Enrico Letta. E l’amministratore delegato del gruppo Enel ha cominciato proprio mettendo le mani avanti a proposito delle ipotesi, circolate nelle ultime ore, di un utilizzo anzi di un inasprimento della Robin Tax destinato a finanziare la cassa integrazione in deroga e altre misure di sostegno all’economia. “Questo provvedimento fiscale non aiuterebbe in una fase come quella attuale lo sviluppo dell’economia”, ha tagliato corto Conti. Lo stesso concetto l’ad lo aveva ripetuto all’indomani della nascita del nuovo esecutivo ribadendo che la Robin Tax, una sorta di “addizionale” Ires ė una tassa sulle società che colpisce fondamentalmente le imprese energetiche: dall’agosto del 2011 ė stata aumentata di ben 4 punti e soprattutto estesa ad imprese che fino ad allora erano “esenti”.
Ma ė tenendo a battesimo le 7 start up vincitrici del bando 2012 (6 aziende italiane e 1 spagnola destinate ad entrare nel primo laboratorio d’impresa creato da Enel per la “clean technology“) che Conti ha mandato alcuni segnali molto netti al nuovo inquilino di palazzo Chigi. “Il futuro dei nostri paesi dipende dai giovani e dalle imprese. Vogliamo dare slancio ad imprenditorialità ed idee innovative come elemento necessario per il rilancio della economia reale”, ha spiegato il manager. Secondo Conti, per promuovere lo sviluppo economico e sociale occorre proprio ripartire dalla cosiddetta “economia reale”. Il progetto Enel lab, nato per celebrare i 50 anni della società, prevede un investimento pari a 15 milioni di euro in 3 anni. “Saranno nuove idee come queste a dare un contributo importante in termini di ricadute occupazionali ed economiche in una fase economica come quella che stiamo vivendo”, ha puntualizzato Conti.
Le 7 start up propongono progetti che riguardano energie rinnovabili, le “Smart grid”, lo stoccaggio di energia, l’automazione, la digitalizzazione e l’efficienza energetica. Oltre a ciò, si è tornati a parlare di cifre e proiezioni. Al 31 marzo scorso il consiglio di amministrazione dell’Enel ha approvato dati che hanno scontato l’impatto delle avverse misure fiscali imposte in Spagna e una debole domanda di energia elettrica nei mercati maturi.
Il primo trimestre, ricordiamolo, si è chiuso con ricavi in cali dell’1,5 per cento a quota 20.885 milioni di euro, ebitda a meno 4,2 (4.077 milioni di euro), ebit a 2.554 milioni di euro (-10,7). In netto calo (-26,2) il risultato netto del gruppo a 852 milioni di euro mentre l’utile netto ordinario del gruppo si attesta a quota 852 (-12,4) e l’indebitamento finanziario netto sale dello 0,8 per cento a 43.291 milioni di euro.
“Ma i risultati del primo trimestre sono in linea con il raggiungimento degli obiettivi d fine anno già indicati al mercato”, ha commentato Conti, “i fattori avversi vengono compensati dal positivo contributo delle Divisioni energie rinnovabili e Infrastrutture & reti nonché dalle azioni di efficienza e riduzioni dei costi già avviate”. E a dare un sostanziale assenso alla politica dell’amministratore delegato Enel, malgrado le cifre, arrivano anche Moody’s e Standard And Poor‘s, agenzie di rating tutt’altro che accomodanti con le aziende italiane che rappresentano il sistema Paese Italia. Agenzie che hanno confermato il Rating di Enel senza operare alcun declassamento.