Se si è immaginato orde di gente pronta a strapparsi le vesti per impedirgli di fare un passo indietro, il ministro Roberto Cingolani rischia di restare profondamente deluso. Già perché ieri l’istrionico tecnico ne ha detta una delle sue e, davanti a una truppa di giornalisti che chiedeva lumi sul futuro Esecutivo italiano, ha raccontato: “Sicuramente non sarò ministro nel prossimo Governo”.
Roberto Cingolani: “Sicuramente non sarò ministro nel prossimo Governo”.
Una frase che terminasse qui non conterrebbe nulla di strano, del resto il giudizio sul suo operato è considerato deludente da gran parte dell’opinione pubblica e dalla gran parte dei partiti più attenti all’Ambiente come il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Peccato che poi il ministro ha aggiunto, spiazzando letteralmente tutti, che questa sua assenza si verrà a concretizzare “per mia scelta”.
Che sia una battuta mal riuscita o meno, è difficile da dirsi. Quel che è certo è che prendendo alla lettera le parole del tecnico che guida il ministero della Transizione Ecologica, sembrerebbe che qualcuno ha già provato a coinvolgerlo e lui si sarebbe sfilato. Per carità tutto può essere, ma questo sembra essere uno scenario poco credibile visto che siamo all’inizio della campagna elettorale e le squadre di governo, di norma, vengono delineate dopo il voto.
Eppure, a prescindere da tutto, c’è da scommettere che in pochi sentiranno la mancanza di Roberto Cingolani. Di sicuro non potranno gioire quelli che, tanto in politica quanto nel mondo dell’imprenditoria, spingono per il ritorno al nucleare dell’Italia e che nel ministro hanno trovato un più che valido alleato. Altrettanto insoddisfatti i big dell’energia che vogliono riprendere, a dispetto del parere degli esperti che hanno documentato rischi ambientali, le perforazioni nell’Adriatico.
Chi, invece, non si strapperà le vesti è la maggioranza del popolo italiano. Quella larga parte dell’elettorato che, in nome delle politiche Green che il ministro avrebbe dovuto portare avanti a testa bassa e anche contro tutto e tutti, ha già detto No alle centrali nucleari – per giunta in ben due referendum -, alle centrali a carbone che Cingolani ha riaperto per contrastare il caro bollette dovuto alla guerra in Ucraina ma che hanno portato a scarsissimi risultati e, soprattutto, alle trivelle per racimolare un quantitativo irrisorio di gas al costo di potenziali danni all’ambiente.