Giuseppe Carboni contro la sua redazione. Oramai al Tg1 è guerra totale e il clima che ne deriva, ovviamente, non può che essere infuocato. Come raccontato in esclusiva ieri da La Notizia, infatti, durante l’assemblea di redazione di due giorni fa si è palesato quello che nei corridoi di Viale Mazzini era già noto da tempo: il direttore Carboni non è particolarmente benvoluto dalla sua stessa redazione. A poco è valso il lavoro di alcuni vicedirettori che hanno provato a fare da mediatori.
Su tutti, ci ha provato Costanza Crescimbeni, finita però anche lei nell’occhio del ciclone e nel mirino della stessa redazione. Tanto che c’è chi giura che, se fino a poco tempo la Crescimbeni aveva delle chance anche nella successione (a questo punto sempre più probabile) a Carboni potendo contare sull’appoggio dell’ala renziana, ora le sue possibilità sarebbero notevolmente diminuite. Quel che ne emerge, dunque, è un’atmosfera molto pesante, in cui si stanno profilando tante e varie spaccature, in una sorta di tutti contro tutti, tra chi prova ad aggrapparsi e a sperare in una permanenza di Carboni (una sparuta minoranza); chi (tanti) già ragiona in ottica futura e prova a giocarsi le sue carte; e chi, infine, resta nella zona grigia, guardingo, cercando di scrutare l’imperscrutabile: il futuro del Tg1.
A complicare le cose, come racconta una fonte qualificata a La Notizia, c’è il Comitato di redazione, andato in tilt proprio a causa del mare magnum che regna al Tg1. Secondo quanto risulta al nostro giornale, ieri uno dei membri più autorevoli del Cdr, Claudio Valeri, sarebbe arrivato a un passo dalle dimissioni dal Comitato di redazione. “Da che si abbia memoria – racconta ancora la fonte qualificata – mai al Tg1 si era arrivati a una situazione così nevrotica. E tutto nasce da uno scontro interno: da una parte il grosso della redazione, dall’altra il direttore, e per la prima volta lo scontro non ha ragioni politiche ma editoriali”. Le debacle del Tg1 targato Carboni, d’altronde, è nei numeri: il notiziario di Carboni nell’edizione delle 20 segna una media del 21,8% perdendo due punti secchi rispetto allo scorso autunno; l’edizione delle 13.30, con il 20,8%, fa -1,1%; e quella delle 8 del mattino, con il 21,6%, fa -1,2%.
Un disastro. Tanto che c’è nella stessa redazione del Tg1 non vede più come impossibile il sorpasso del (pur malandato) Tg5, cosa che significherebbe la perdita di un primato storico. Ma c’è ancora dell’altro. Se Valeri si fosse dimesso, infatti, non sarebbe stato semplicemente sostituito dal primo dei non eletti. Poiché infatti già c’è stato un subentro mesi fa, regolamento vuole che si rifaccia tutto daccapo. In altre parole, il Cdr si sarebbe sciolto. Un’ipotesi che, paradossalmente, avrebbe potuto riservare esiti positivi proprio a Carboni che poteva sperare in un Comitato più accondiscendente di quello oggi in piedi.
Ed è stato per questo motivo che, racconta la stessa fonte, sarebbe intervenuto il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, il quale avrebbe pregato Valeri di resistere per evitare lo scioglimento del Cdr in un periodo così critico. E solo per questo le dimissioni – a quanto risulta – sarebbero state per così dire congelate (anche se teoricamente restano sul banco). A proposito di Di Trapani: c’era anche lui due giorni fa all’assemblea di redazione. Cosa che, di fatto, non capita mai. Altro particolare che rende conto del clima che si respira al telegiornale più ambito della Rai. Almeno una volta.