Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie rapite in Siria alla fine di luglio, non sono nelle mani dei jihadisti dell’Isis. Lo ha detto all’Ansa il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, che ha ribadito l’invito a “mantenere il massimo riserbo” sulla vicenda.
Di Monica Tagliapietra
L’incendio che divampa dall’Iraq alla Siria, dalla striscia di Gaza alla Libia minaccia sempre più da vicino anche l’Italia. E ora ad allarmare non c’è solo la prospettiva di scenari di guerra tra le due sponde del Mediterraneo e l’inevitabile spinta che tutta questa tensione eserciterà su nuovi eserciti di profughi. L’Italia ha anche nostri cittadini ostaggio dei terroristi islamici, potenzialmente prossime vittime di un orrore che non ha fine. Come avvenuto con il reporter Usa James Foley ma anche con tanti altri ostaggi prima di lui. A mettere in guardia è stato ieri il Guardian, importante quotidiano internazionale che nell’edizione americana del sito online ha evidenziato la presenza tra le persone in mano dell’Isis anche di due donne italiane. Il giornale non ha citato fonti e fatto nomi, rendendo così impossibile sapere con certezza se le due italiane siano Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le volontarie scomparse alla fine di luglio nell’area di Aleppo. Oppure si tratti di altre persone, sulla situazione delle quali non è stato fatto trapelare nulla per ovvi motivi di sicurezza.
Pure padre Dall’Oglio
Secondo il Guardian attualmente i miliziani dell’Isis hanno recentemente sequestrato quattro ostaggi stranieri tra Aleppo e Idlib: oltre alle due donne italiane, si tratterebbe di un danese e un giapponese. I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri ostaggio dei militanti islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari. Tra questi anche un altro italiano: il sacerdote gesuita padre Paolo Dall’Oglio. Dopo il sequestro sarebbero stati trasferiti a Raqqa, la roccaforte Isis nel nord della Siria.
Prigionieri a peso d’oro
Sempre il quotidiano britannico ha osservato che i rapimenti si sono dimostrati un buon business per i terroristi islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio importanti riscatti. Sulla situazione di Vanessa, Greta e padre Dall’Oglio (di cui non si hanno più notizia da oltre un anno) sta lavorando la Farnesina e la nostra intelligence. Certo la notizia pubblicata dal Guardian mischia le carte, anche se ormai è chiaro che l’Iraq e la Siria pur essendo Paesi diversi si confondono in un’unica grande polveriera. Naturale la crescente preoccupazione della famiglia delle due ragazze cooperanti rapite in Siria lo scorso 31 luglio. “Siamo doppiamente preoccupati adesso, non può che essere così”, ha detto la madre della 21enne Greta, voce bassa ma gentile, quasi affettuosa. Angoscia da una parte, ma soprattutto speranza. “Sono sicura che nei prossimi giorni avremo delle buone notizie, ma non possiamo dire nulla di più”, ha aggiunto. L’indicazione della stessa Farnesina è d’altronde perentoria: il miglior modo per aiutare gli ostaggi è restare in silenzio stampa, soprattutto sull’evoluzione delle indagini. Inutile anche replicare alle numerose polemiche sulla decisione delle ragazze di andarsene in zone tanto rischiose.
Tutti gli altri casi
In tutto sono sei gli italiani che, in diverse parti del mondo, sono ancora nelle mani di terroristi. Oltre alle due ragazze lombarde e a padre Dall’Oglio – a questo punto non si sa più se in Iraq o in Siria – altri due sono in Libia: Marco Vallisa, il tecnico sequestrato a inizio luglio insieme a due colleghi stranieri che però sono già stati liberati; e Gianluca Salviato, il costruttore — malato di diabete — portato via a marzo. Da due anni, poi, non si hanno più notizie di Giovanni Lo Porto, cooperante palermitano di 38 anni, rapito nella regione pachistana del Punjab. Il dramma del terrorismo di matrice islamica è dunque un problema anche italiano. E non solo per i nostri connazionali tenuti in ostaggio. È un problema anche italiano perchè nel mirino della jihad c’è tutto l’Occidente, ci sono grandi interessi economici e una visione del mondo che fa paura persino nei Paesi in cui dilaga il fondamentalismo religioso, compresi Egitto e Turchia. Paura che spinge interi popoli a fuggire. Spesso cercando scampo sulle nostre coste.