Chissà, forse dopo il terremoto di ieri che ha distrutto Norcia, devastato Castelluccio di Norcia e fatto definitivamente scomparire Amatrice ed Arquata del Tronto, avere una mappa sismica più dettagliata sarebbe servito a qualcosa. Peccato, però, che i ritardi burocratici e delle Regioni ha impedito ci fosse. Già, perché la cosiddetta “microzonazione sismica” è stata prevista da tempo. Esattamente da sette anni.
È il 6 aprile 2009 quando un terremoto devasta L’Aquila. Il bilancio, alla fine, sarà di 309 vittime. Da allora sono passati 7 anni, nel corso dei quali – dall’Emilia Romagna alle Marche – si sono succeduti una serie di catastrofici eventi sismici. Tragedie imprevedibili, certo, ma su cui la giusta prevenzione non guasterebbe. Proprio per questo già dopo il terremoto dell’Aquila si pensò bene di finanziare uno studio geologico accurato fin nel dettaglio. Perché non bastano le mappature per macro-aree. Ed ecco allora che la Protezione Civile venne incaricata di creare una commissione ad hoc con i rappresentanti delle Regioni e dell’Ordine dei Geologi al fine di avere la cosiddetta “microzonazione sismica”. Parliamo, in altri termini, di una mappatura dettagliata e specifica che riveli, come si legge direttamente sul sito della Protezione Civile, “differenze sostanziali in centri abitati anche a piccola distanza tra loro”, con l’obiettivo “fondamentale” di “orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti”, “definire gli interventi ammissibili in una data area”, “stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate”. Uno studio determinante, dunque, anche perché la conoscenza dei possibili effetti locali di un evento sismico permette anche di individuare, in caso di collasso, i tratti “critici delle infrastrutture viarie e di servizio”.
SOLDI BUTTATI – Non è un caso, allora, che da allora si sono succedute ben quattro ordinanze di Palazzo Chigi che hanno stanziato soldi proprio per gli “studi di microzonazione sismica”. In tutto parliamo di 46 milioni di euro: 4 milioni nel 2010, 10 nel 2012 e 16 sia nel 2013 che nel 2014. Non c’è che dire: con un tale fondo si sarebbe potuto realmente mappare sin nel dettaglio il nostro Paese, considerando peraltro i tanti e tanti paesini che riempiono lo Stivale (vedi, oggi, Visso & co).
LO STATO DELL’ARTE – Peccato però che si stia ancora pesantemente in alto mare. LaNotizia ha consultato l’ultimo verbale della commissione, riunitasi il 20 luglio, un mese prima del terremoto di Amatrice. Ebbene, dal verbale emerge che “allo stato attuale risultano programmati, con i fondi delle prime quattro annualità, 2097 studi di MS (microzonazione sismica, ndr)”. Peccato, però, ne siano stati consegnati solo 1089, di cui 932 conformi. Insomma, meno della metà. Tanto che la commissione non può non evidenziare “il ritardo che si va accumulando da parte di alcune Regioni nella comunicazione dei programmi di utilizzo dei fondi”. Qualche esempio? Presto detto. L’Abruzzo deve ancora comunicare gli studi per il 2010; Sicilia e Campania non hanno comunicato niente di niente. E per le altre annualità in alto mare quasi la metà degli enti (dalla Lombardia al Molise). Insomma, un disastro totale dovuto soprattutto, dicono le Regioni, al “blocco dei bilanci”. Ancora una volta, dunque, burocrazia e finanza tagliano le gambe alla prevenzione. Amen.
Tw: @CarmineGazzanni