L’intesa tra Popolari, Socialisti e Liberali, trovata nella tarda serata di mercoledì sera sui sei vicepresidenti esecutivi di Ursula von der Leyen – Raffaele Fitto e Teresa Ribera in testa – suggella un fragile patto europeista. Che di fatto sposta a destra la nuova Commissione europea.
L’intesa politica sarà formalizzata alla plenaria del Parlamento europeo il 27 novembre con uno scrutinio palese che, a fronte della probabile defezione dei Greens, questa volta conterà anche i voti di Fratelli d’Italia.
La nomina di Fitto “è una vittoria di tutti gli italiani, non del governo o di una forza politica”, ha esultato la premier Giorgia Meloni, rivendicando “la centralità del Paese” ottenuta con la vicepresidenza.
Gli eurodeputati di FdI voteranno a favore della Commissione Ue, mentre il gruppo Ecr avrà libertà di voto, ha annunciato Nicola Procaccini, copresidente di Ecr. “A Strasburgo si voterà per il collegio e non sulla piattaforma politica”, ha spiegato.
I Verdi italiani seguono i Cinque Stelle e dicono no alla Commissione Ursula bis
Chiaro che tutto questo non può non avere conseguenze anche sui partiti di casa nostra. A chiamarsi fuori sono i Verdi che avevano votato von der Leyen a luglio ma che dal Ppe non sono stati mai considerati parte della maggioranza.
Non hanno votato Fitto e sono destinati a spaccarsi nel voto sulla Commissione.
“Dopo le elezioni di giugno, abbiamo avvertito che c’è solo una maggioranza stabile possibile. Questa maggioranza ha votato von der Leyen a luglio. Per l’intera Commissione, questa maggioranza è stata abbandonata oggi. Già la sera stessa diventa chiaro quanto sia instabile. Una brutta settimana per la democrazia dell’Ue”, ha scritto mercoledì il co-presidente dei Verdi Ue Bas Eickout.
La delegazione italiana prende una posizione netta di contrarietà. “La Commissione Von der Leyen in soli tre mesi è passata da una coalizione di centro sinistra a una nuova coalizione di centro destra. Questo fatto ostacola valori e programmi dei Greens/Efa”, scrivono i componenti della delegazione italiana dei Verdi Cristina Guarda, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi.
“Le dichiarazioni pubbliche pronunciate da von der Leyen a luglio a sostegno di una visione strategica sostenuta anche dai Greens vengono così disattese. Per noi Verdi italiani, questo spostamento rende impossibile votare positivamente il collegio dei commissari”, aggiunge la delegazione italiana dei Verdi.
Malumori tra i socialisti, compreso il Pd
I Socialisti hanno ingoiato il rospo ma i malumori sono rimasti soprattutto tra le delegazioni tedesca, olandese e francese. “Condanno la convalida al Parlamento europeo di un vicepresidente esecutivo della Commissione europea di estrema destra. Con i miei colleghi della delegazione, voterò la prossima settimana contro la Commissione nel suo insieme”, ha detto l’eurodeputato francese del Partito socialista (S&d), Christophe Clergeau.
Ma malumori serpeggiano anche nella delegazione italiana, col Pd che rischia per l’ennesima volta di andare in ordine sparso.
“Quella di Raffaele Fitto è la nomina alla Repubblica italiana, che è sempre stata cuore e braccio dell’Europa. Il nostro augurio di cuore di buon lavoro a Fitto, che rappresenta l’Italia intera, non un governo di destra. Questo deve essere chiaro, altrimenti saremmo all’opposizione in Europa. Sono sicuro che Fitto sarà il primo europeista convinto”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia.
Più guardingo Peppe Provenzano. Il responsabile Esteri del Pd ha augurato buon lavoro a Fitto rimarcando al contempo che “nessuna apertura politica ci potrà essere per noi in quella commissione a nazionalismi in Ue”.
Contrario Marco Tarquinio. “Il mio voto sulla Commissione von der Leyen? Ho un dilemma, mi sono trovato in disaccordo con molti commissari e con le loro proposte, motivo per cui per me in questo momento è più no che sì. Sono orientato a dire no a questo tipo di commissione con molta amarezza”, ha detto l’europarlamentare eletto col Pd.
E gli occhi sono puntati anche su quello che farà Cecilia Strada. Da sempre ferma sul no all’Ursula bis The Left, di cui fa parte il M5S.
Si spacca anche la maggioranza meloniana. “Non c’è disponibilità da parte della Lega di votare questa Commissione. Sul tema della transizione energetica Ribera è peggiore di Timmermans”, dice Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Pe.