“È proprio vero: il tempo è galantuomo”. Una battuta, quella della senatrice e capogruppo M5S in commissione Lavoro Susy Matrisciano, dietro cui si apre la soddisfazione di un risultato importante: i dati Istat di ieri (leggi articolo a pagina 5) testimoniano come il decreto Dignità abbia inciso – e profondamente – sull’occupazione italiana.
C’era chi parlava di disastro. E invece…
Guardi, ho qui davanti a me una raccolta di articoli e interviste di esponenti dell’opposizione ed ‘esperti’ vari che profetizzavano l’Apocalisse dopo l’approvazione del decreto Dignità. Qualcuno ha scritto che con questo provvedimento non avremmo inferto un colpo al precariato ma all’occupazione, invece ieri l’Istat ha certificato, per la seconda volta in pochi mesi, che il tasso di disoccupazione è il più basso da sette anni e mezzo a questa parte mentre quello d’occupazione è al massimo storico dal 1977. Insomma, tanto rumore per nulla.
Quali sono i meriti, visti i dati, del dl Dignità?
C’è stata una buona ripresa dei contratti a tempo indeterminato e questo è sotto gli occhi di tutti. In più vengono valorizzate anche le competenze dei lavoratori, mortificate per anni dall’abuso di contratti a termine e di somministrazione a causa dell’accoppiata Jobs Act-decreto Poletti. Con il dl Dignità noi del Movimento 5 Stelle abbiamo voluto stabilire un principio di buonsenso: non può e non deve più esistere un baratto tra lavoro e diritti dei lavoratori. Stiamo invertendo il paradigma, su questo ma anche su tanti altri aspetti.
Per esempio?
Penso alla reintroduzione della cassa integrazione per cessazione abolita proprio dal Jobs Act, che sta permettendo a molte aziende in crisi, come la Pernigotti di Novi Ligure, di realizzare interventi di reindustrializzazione tutelando i lavoratori.
Anche in maggioranza c’è chi è stato critico sul dl Dignità. Forse non è un caso che ieri nessuno della Lega abbia commentato nonostante i dati positivi, non crede?
Se è per questo, alla Camera la Lega ha presentato una proposta di legge che di fatto scardina l’impianto del Decreto Dignità in materia di limitazione dei contratti a termine. Una pdl che al suo interno contiene una serie di norme per noi irricevibili, e che così com’è scritta non passerà mai. Ricordo però che il Carroccio ha votato il Dl Dignità e proprio Salvini si è recentemente scagliato contro i contratti di 20 giorni e il precariato, dicendo che vuole restituire dignità e certezze ai lavoratori. Francamente, non si capisce a che gioco stiano giocando…
Dopo dl Dignità e Reddito di cittadinanza, manca l’ultimo tassello: il salario minimo. Sarà un altro terreno di scontro interno alla maggioranza, visti i malumori leghisti?
Fosse stato per il Movimento 5 Stelle, il salario minimo sarebbe già legge. Come ha ricordato lei, il tema è nel contratto di Governo e va approvato. Quello di Nunzia Catalfo è un ddl equilibrato, con cui da un lato aumentiamo gli stipendi di circa 3 milioni di lavoratori nel rispetto della contrattazione collettiva e dall’altro combattiamo veramente il dumping. L’impianto della norma è sostenibile con un taglio del cuneo fiscale di 4/5 miliardi già presentato alle parti sociali mentre sulle coperture della flat tax non si sa nulla.