Sembra incredibile ma mentre sale vertiginosamente il prezzo dei carburanti, con gli automobilisti italiani che devono sopportare un vero e proprio salasso, per il governo Meloni va tutto bene e non c’è motivo di agire per tenere a bada il caro benzina.
Lo ha fatto capire molto chiaramente il ministro alle Imprese e al Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso del Question time alla Camera in cui gli si chiedeva conto di cosa intendesse fare il governo per alleviare le pene degli automobilisti e per riformare il settore della distribuzione dei carburanti.
Il taglio delle accise non ci sarà
Il ministro, intervenendo in Aula, ha esordito spiegando che “il prezzo della benzina è rimasto su livelli molto bassi per sei mesi, circa 1,80 euro per la benzina e 1,75 per il gasolio” mentre di recente “è salito a 1,91 euro per la benzina e 1,81 per il gasolio”. Un dato ben diverso rispetto a quello che ha dovuto affrontare “il governo Draghi” che “era stato costretto a realizzare un taglio delle accise che costò 1 miliardo di euro al mese” in quanto il prezzo della benzina aveva “sfondato il tetto di 2,3 euro” a litro.
Urso ha poi evidenziato che “quando arrivammo al Governo, il tasso di inflazione era dell’11,8 per cento, risultando il più alto d’Europa, mentre oggi è sceso all’1,3 per cento” raggiungendo il valore “più basso tra i grandi paesi dell’Ue”, risultando “ben inferiore alla media europea”. Insomma la situazione sarebbe sotto controllo e non ci sarebbe ragione, questa la tesi del ministro, di ricorrere a misure vigorose come il taglio delle accise.
Peccato che a paventare questa possibilità erano stati gli stessi big del governo, a partire dalla premier Giorgia Meloni e dal vicepremier Matteo Salvini, che in campagna elettorale promettevano in lungo e largo di eliminarle una volta per tutte.
Sui carburanti il governo è a corto di idee
L’unico intervento in vista da parte del governo è quello che mira a portare a termine, insieme al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, una “riforma strutturale del settore dei carburanti”. Come illustrato a Montecitorio da Urso, il disegno di legge dovrebbe arrivare nelle prossime settimane e si fonderà su tre punti. Il primo riguarda “la regolamentazione in maniera puntuale del regime di autorizzazione per l’attività di distribuzione dei carburanti, in modo da assicurare la necessaria qualificazione soggettiva dei gestori sul piano tecnico e morale”.
Il secondo obiettivo riguarda l’esigenza “di elevare i livelli di tutela e protezione delle condizioni lavorative e dell’esercizio di impresa degli operatori del settore al fine di evitare situazioni di potenziale abuso di dipendenza economica nel rapporto tra i titolari degli impianti fornitori e i gestori degli impianti”. C’è poi la terza direttrice, conclude Urso, che mira a “rispondere all’esigenza della transizione ecologica” in quanto “prevede l’esigenza di incentivare la bonifica e la riconversione degli impianti obsoleti e inefficienti verso l’elettrico”.
Ira del Movimento 5 Stelle
Un intervento che non ha convinto il Movimento 5 Stelle con il senatore Luigi Nave che, commentando le parole del ministro Urso, ha tuonato: “Questo è il governo dello scaricabarile sistematico. Giorgetti ci ha detto che degli aumenti il governo non ha responsabilità. Eppure, tutti gli italiani sanno fin troppo bene che fino al dicembre 2022 c’era uno sconto sulle accise della benzina che è stato tolto dal governo Meloni”. Lo stesso esecutivo che “non pago, subito dopo attraverso il ministro Urso ha fatto passare i benzinai per dei malandrini speculatori, imponendo loro l’inutile cartello del prezzo medio”.
Nave che poi conclude spiegando che “le filippiche sull’abolizione delle accise di Meloni le ricordiamo tutti” e che ora la premier deve ascoltare “le categorie produttive, e riavvolgere il nastro a quando nominava il taglio delle accise ogni mezz’ora”.