Cancellato il Superbonus, ora il governo è già costretto a pensare a nuovi bonus edilizi. Non una scelta, perché a chiederlo – anzi imporlo – è l’Ue. La nuova direttiva per gli immobili residenziali prevederà la necessità di tagliare i consumi energetici medi almeno del 16% entro il 2030. Poi la percentuale salirà al 20-22% entro il 2035.
I criteri e i dettagli devono essere ancora definiti, anche perché a decidere come procedere in questa direzione saranno i singoli Stati membri. Che di certo dovranno tagliare almeno del 55% i consumi di energia attraverso la ristrutturazione degli edifici meno efficienti.
L’Ue, inoltre, chiede di “fornire misure finanziarie adeguate”, progettando “piani di finanziamento integrati” con “incentivi per ristrutturazioni profonde e graduali”. Insomma chiede qualcosa di simile a ciò che avveniva con il Superbonus.
Le indicazioni dell’Ue per i nuovi bonus edilizi
Dall’Ue arriveranno indicazioni sul tipo di bonus che andrà adottato dai singoli Stati membri. Per esempio verranno escluse dagli incentivi le installazioni delle caldaie alimentate da combustibili fossili a partire dal 2025, si chiederà di spingere sui sistemi elettrici come le pompe di calore e su sistemi ibridi. Tutto ciò favorendo soprattutto le famiglie più povere e gli immobili che hanno bisogno di una ristrutturazione profonda, come racconta Il Sole 24 Ore.
Le proposte e la confusione italiana dopo il Superbonus
Intanto, però, il governo non ha solo ridimensionato il Superbonus e cancellato lo sconto in fattura, ma a fine 2024 deve anche fronteggiare la scadenza dell’Ecobonus ristrutturazioni al 50%. Resterà, salvo proroghe, solo il Superbonus che dall’anno prossimo sarà ridotto al 65%, insieme al bonus al 75% per le barriere architettoniche.
Non è un caso che dalla maggioranza sono già state depositate diverse proposte di legge alla Camera. Una, per esempio, prevede una detrazione al 60% per l’efficientamento energetico, con una percentuale che può arrivare fino al 100% in base al reddito (sotto i 15mila di Isee), per l’abitazione principale e seguendo anche altri criteri.
Ci sono proposte in cui torna persino l’ipotesi di cessione del credito e sconto in fattura, oppure chi propone incentivi crescenti fino al 90% in base a quanto migliora energeticamente l’immobile. Certo, il problema delle risorse a disposizione (poche, se non nulle) resta e si affianca alla battaglia spietata di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti contro il Superbonus e i bonus edilizi.
Sembra praticamente impossibile, sia per ragioni economiche che politiche, la riapertura della cessione del credito. Fondamentale, invece, per non escludere le famiglie con redditi più bassi, ovvero più di 2 milioni di persone. I cui immobili, peraltro, sono spesso quelli più datati e che maggiormente necessitano della riqualificazione. Il rebus, insomma, si aprirà presto e mai come ora il Superbonus si sarebbe rivelato necessario.