Il governatore della Calabria, Mario Oliverio, avrebbe usato i canali istituzionale per fare propaganda durante la campagna elettorale per le europee. Quella ravvisata dall’Agcom nella delibera n. 159 del 15 maggio scorso e pubblicata ieri è una chiara e netta violazione della par condicio e, per di più, tramite il portale della Regione Calabria. Da qui l’obbligo per la stessa Regione “di cessare dalla condotta accertata rimuovendo” una serie di articoli, elencati in maniera analitica dall’Authority, perché “privi dei requisiti di impersonalità e di indispensabilità”.
IM-PAR CONDICIO. Tutto nasce da un esposto della senatrice M5S Bianca Laura Granato in cui si denunciano, appunto, “evidenti e ripetute violazioni di leggi e regolamenti inerenti la par condicio”, nonché “un utilizzo che appare distorto e propagandistico dei canali istituzionali della Regione Calabria”. Senza dimenticare commenti “anche di aspra avversione nei confronti di rappresentanti di governo e parlamentari del Movimento 5 Stelle”, scrive la Granato nel suo esposto.
Sul banco degli imputati l’agenzia di informazione Calabria Notizie, gestita direttamente dall’ufficio stampa della giunta regionale. Nel dettagliato esposto presentato dalla senatrice calabrese, ancora, si elenca una serie di articoli che sarebbero in violazione di legge. In uno, dal titolo “Aeroporto di Crotone, considerazioni sul parere negativo del MIT”, vengono espressi, scriveva senatrice pentastellata, “duri giudizi politici sconfinanti quasi nello sberleffo di parlamentari con nomi e cognomi nonostante manchi completamente la firma del pezzo”. In effetti, basta ritrovare l’articolo in questione per riscontrare il linguaggio non proprio “piatto” utilizzato nei confronti di un’altra parlamentare M5S calabrese, Elisabetta Barbuto.
In un altro, invece, in cui si parla della partecipazione della Regione al Vinitaly, con toni trionfalistici si informa della festa per il Cirò, con tanto di degustazione “alla presenza del Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio”. Ebbene, dopo l’esame del Corecom calabrese, l’istruttoria è finita all’Agcom, dinanzi alla quale a nulla sono servite le controdeduzioni inviate dallo stesso Oliverio e dal vice capo dell’ufficio stampa della giunta, Francesco Dinapoli. La ragione, spiega l’Agcom, sarebbe da ritrovare in una sentenza del 2000 della Corte costituzionale, nella quale si chiarisce che il divieto alle pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione durante la campagna elettorale è “proprio finalizzato ad evitare il rischio che le stesse possano fornire, attraverso modalità e contenuti informativi non neutrali sulla portata dei quesiti, una rappresentazione suggestiva, a fini elettorali”.
Esattamente come fatto dalla Regione, secondo l’Agcom. Altra cosa sarebbe stato se i comunicati fossero stati neutrali e impersonali. E invece, secondo l’Atuhority, tutto questo manca dato che “compaiono il nome e il cognome del presidente della giunta regionale, di assessori e consiglieri regionali ed esponenti politici, unitamente ad immagini e foto”. Né quei comunicati sarebbero stati strettamente indispensabili poiché “vengono riportate valutazioni ed opinioni politiche che enfatizzano la particolare descrizione delle iniziative”.
LA CONDANNA. Da qui la decisione dell’organo presieduto da Angelo Marcello Cardani: rimuovere gli articoli e “pubblicare sul sito web, sulla home page” un messaggio recante “l’indicazione di non rispondenza di detti articoli”. Cosa che, andando sul sito della Regione, ancora non è stata fatta come sottolineato dalla stessa Granato. “Del resto a Oliverio piace – commenta la senatrice Cinque stelle – giocare le partite facendo pure l’arbitro, come ha già dimostrato per le cenette e comparsate propagandistiche a Spoleto, vicenda per cui a seguito di un mio esposto è stata aperta un’inchiesta. Nel frattempo ancora risulta mancante un direttore responsabile delle attività di informazione e comunicazione della Regione Calabria. Così è, se vi pare, nonostante le norme del settore, chiare e severe”.