Le carte dell’inchiesta Rinascimento, quello che ha scoperchiato il cosiddetto metodo Pernasi sulla costruzione del nuovo stadio della Roma, fanno emergere ulteriori dettagli. E vanno a colpire nuovi protagonisti. È il caso di Francesco Prosperetti, il sovrintendente ai beni culturali del Comune di Roma, da ieri iscritto nel registro degli indagati. È il 27esimo dell’inchiesta.
Il risolutore – Prosperetti si occupò del vincolo sulle tribune dell’ippodromo di Tor di Valle, vincolo che poi, puntualmente, venne archiviato. La procedura per il vincolo sulle tribune di Lafuente viene attivata il 15 febbraio 2017 e il 15 giugno dello stesso anno viene archiviata: nel frattempo Prosperetti era diventato direttore della nuova sovrintendenza speciale Archeologica-Belle arti-paesaggio di Roma. Per arrivare a questo risultato, sostiene la Procura, Parnasi si avvalse della “mediazione dell’avvocato Claudio Santini già capo segreteria del Ministro ai Beni culturali, al fine di avvicinare il suo Sovrintendente Francesco Prosperetti chiamato a pronunciarsi sul vincolo”. Secondo i pm Santini per la sua “mediazione per conto di Parnasi” ha percepito “quale compenso per questa illecita attività 53.440 euro”. Come riscontro la Procura indica “un incontro tra il Sovrintendente e il gruppo Parnasi il 19 maggio del 2017” e la successiva decisione di affidare all’architetto Paolo Desideri “la redazione di un progetto necessario per superare la questione del vincolo”. Dalle intercettazione emerge che Desideri “oltre ad essere amico di Prosperetti è anche il datore di lavoro della figlia Beatrice”.
Soldi a tutti – Per Parnasi la preoccupazione principale è ottenere le autorizzazioni e ciò, secondo alcune intercettazioni, può avvenire grazie all’elargizione di “somme ai politici”. L’imprenditore ad una sua collaboratrice detta: “Scrivi: Ferro 5, Minnucci 5, Agostini 15, Mancini 5, Polverini 10, Giro 5, Ciochetti 10, Buonasorte 5: non è chiaro se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa”. E in un’intercettazione, il costruttore dice: “Sto sostenendo tutti, pure i 5S… se avessi le autorizzazioni farei il fuggiasco”. Nelle pieghe del procedimento anche la genesi del rapporto tra Luca Lanzalone, arrestato due giorni fa e dimessosi ieri dalla presidenza di Acea, e l’amministrazione Raggi. L’avvocato genovese, ed è lo stesso gip a scriverlo, non avrebbe mai ricevuto un incarico formale. Nonostante ciò, aveva voce in capitolo nelle dinamiche dell’amministrazione. A confermarlo una intercettazione in cui Lanzalone tranquillizza Parnasi su Cristina Grancio, la consigliera comunale del MS5 espulsa dal gruppo perché contraria allo stadio della Roma. “Date ancora retta alla Grancio – dice al telefono -. Adesso io parlo con Luca (Montuori assessore all’Urbanistica), già gliel’ho detto l’altro giorno, non bisogna andare dietro alle istanze della Grancio perché ti porta a spasso con le sue cazzate”.