di Massimiliano Lenzi
C’è qualcosa di carismatico e di indicibile nel silenzio, violato per un “grazie”, un “ciao a tutti” furtivo (ma senza lacrime) che il Cavaliere, fuori da Villa San Martino ad Arcore, ha regalato ad alcune centinaia di suoi sostenitori che ieri si erano dati appuntamento per manifestare la solidarietà all’ex premier dopo la sentenza sul caso Ruby. Un silenzio quello berlusconiano che ha significati politici. Il primo, la Forza Italia che verrà sarà ancora un partito carismatico, in attesa del verbo e del programma del Capo. Come gli Apostoli aspettavano la parola di Gesù, i forzisti attendono lui. Certo, quella di Gesù è tutta un’altra storia ma nell’attesa di fiducia e di fede dei militanti di ieri c’era qualcosa che trascendeva il politico per entrare nell’affabulazione. Il miracolo italiano? Mah, lo slogan del 1994 fu azzeccato ma, si sa, Paganini non ripete e poi il miracolo non si è visto mai. Ma loro, i supporter, hanno aspettato lo stesso che uscisse. E lui è uscito alla fine, prima che partisse l’inno di Forza Italia perché la musica anche se non è Bach aiuta sempre. Commuove e smuove, fa sentire parte di una comunità.
Il suggerimento dei legali
Eppure gli avvocati (i suoi) avevano sconsigliato all’ex premier di uscire. Forse perché temevano che non ce la facesse a star zitto davanti alla sua gente. Ma alla fine il Cavaliere ha deciso di apparire. Muto, perché quello che bastava era vederlo, a chi lo stava aspettando. Era il corpo. Il corpo del leader. In fondo da sempre la storia dei grandi personaggi carismatici si lega alla loro fisicità, a un gesto. A un’espressione del viso. Napoleone è una mano sull’addome, sotto la giacca da condottiero, De Gaulle il saluto a braccio alzato. Dopo la liberazione.
Il cuore gonfio di rabbia
Il Cavaliere poteva ieri negare la parola ma non il corpo ai suoi sostenitori. E allora via, fuori dalla villa a stringere mani e a elargire sorrisi e saluti. Non ha preso la parola pubblicamente ma prima di lasciare il palco per fare rientro nella sua residenza ha risalutato i presenti con un “ciao a tutti”. Poco prima il coordinatore del Popolo delle Libertà della Lombardia, Mario Mantovani, aveva spiegato ai presenti in attesa: “Gli è stato sconsigliato dai suoi legali di partecipare. Come potete immaginare ha il cuore gonfio di rabbia di fronte alla posizione così rigorosa dei suoi avvocati. Ci sono altre sentenze, quindi è un comportamento legittimo”. Daniela Santanchè che ieri ha visto sollevare un veto sul suo nome, dal Pd, come candidata alla vicepresidenza della Camera, da vera pasionaria ha subito chiosato: “Il cuore ha prevalso”. E oggi – dicono dal Pdl – la battaglia per lei continuerà. La Santanchè non molla di sicuro. In fondo lassù ad Arcore fuori dai cancelli di Villa San Martino c’erano anche le bandiere del Popolo della libertà – Berlusconi presidente, ma soprattutto e numerose c’erano quelle di Forza Italia dopo che nei giorni scorsi ne è stata annunciata la sua ‘rinascita’.
Una cosa è sicura: senza il corpo e la voce del Cavaliere, quelle bandiere smetterebbero di sventolare. E questo è il dato politico con cui le larghe intese, il Pdl dei quarantenni colombe, il Pd che verrà, lo stesso Matteo Renzi non possono omettere. La giornata di ieri, a suo modo, è il controcanto al Predellino che fu, fusione forzata dal Cavaliere in piedi sul rialzo di una macchina.
Un nuovo predellino
Quel predellino si fondava sul carisma ed ha perso per strada un partito intero (o quasi) An e un politico che si chiama Gianfranco Fini. Nel mezzo da allora ci sono state un’infinità di accadimenti politici compresa la vittoria elettorale del Pdl nel 2008, la crisi del Governo Berlusconi, la scissione e l’arrivo dei tecnici. Senza parole ieri era il Cav. Come le vignette delle vecchie enigmistiche. Chissà cosa avrebbe voluto dire. Chissà cosa dirà e farà nei prossimi giorni. Di sicuro tornare a Forza Italia non lascerà le cose uguali e immobili, in politica ogni mutamento produce effetti. Imprevedibili. Come la giornata di ieri per i militanti forzisti. Si aspettavano il discorso del Re ed invece hanno ascoltato il suo silenzio. Che poi ha fatto comunque rumore.