Potrebbe arrivare oggi il via libera del Senato al disegno di legge del ministro Carlo Nordio che è già in discussione a Palazzo Madama. Infatti ieri l’Aula ha iniziato la discussione del provvedimento e ha votato parte dei 110 emendamenti tra cui quello – molto discusso – relativo all’abuso d’ufficio che è stato definitivamente messo in soffitta. Il via di Palazzo Madama libera all’articolo 1 è arrivato, non senza tensioni e battibecchi, con 99 voti a favore, 50 contrari e 8 astenuti.
Il guardasigilli Nordio insiste: “Fatto di tutto e di più per Ilaria Salis”. Ma Santalucia (Anm) lo sbugiarda
Come spesso accade quando si parla di Giustizia, a favore della maggioranza si sono schierate Azione e Italia Viva, diventate ormai la ‘stampella’ del governo, mentre hanno votato contro l’abrogazione del reato – che l’Ue richiede ai Paesi membri tanto che ora rischiamo dure reazioni da parte di Bruxelles – il fronte composto da Movimento 5 Stelle, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra.
Il governo tira dritto, oggi il voto sugli ultimi emendamenti. Scarpinato attacca: “La maggioranza fugge dal confronto”
Una giornata, quella di ieri, che è iniziata subito con quella che è apparsa come una polemica velata del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che aprendo la riunione ha spiegato che saranno 17 le votazioni a scrutinio segreto sui 110 emendamenti presentati: “Ringrazio per la collaborazione il capogruppo del M5S con cui abbiamo definito il numero di votazioni con voto segreto”. Insomma subito si è capito che la tensione in Aula era alta. Una situazione che non è migliorata quando Palazzo Madama ha respinto, con 30 voti favorevoli, 132 contrari e 2 astenuti, un emendamento sull’abuso di ufficio presentato dal senatore M5S, Roberto Scarpinato.
Bocciatura che non è andata giù all’ex magistrato che, prendendo la parola, ha tuonato: “Non è normale che governo e maggioranza non rispondano a osservazioni e domande dell’opposizione. Aboliscono l’abuso d’ufficio agitando la cosiddetta paura della firma ma noi abbiamo fatto notare loro che il governo Conte nel 2020 ha cancellato dal sindacato del giudice tutti gli atti discrezionali degli amministratori pubblici”. E ancora: “È abuso d’ufficio anche quando un pubblico amministratore viola il dovere di astenersi in presenza di interesse personale o quando abusa del suo potere per danneggiare i cittadini. Dov’è la paura della firma? Non rispondono. Affermano che ce lo chiedono i sindaci? Ma quel reato riguarda anche o innanzitutto i magistrati, i medici, i poliziotti, genericamente migliaia di pubblici amministratori. Nemmeno su questo ci rispondono”.
Parole che hanno infuocato l’Aula come si evince, tra i tanti, dall’intervento del senatore Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia, che ha ironizzato: “In questo ddl Nordio, per citare una canzone famosa a tema con il Festival di Sanremo, potremmo dire che… oltre all’abuso d’ufficio c’è di più. Ci sono l’abrogazione e la disciplina del reato di traffico d’influenze, il divieto di acquisizione di ogni altra comunicazione diversa dalla corrispondenza, il divieto di sequestro della corrispondenza tra indagato e suo difensore, la modifica della disciplina sulle intercettazioni”. Esame degli emendamenti che si è concluso nel pomeriggio per un impegno della relatrice Giulia Bongiorno e che riprenderà questa mattina.
Ma ieri per il ministro Nordio non ci sono state solo gioie. A far discutere è stata la sua intervista, rilasciata al Corriere della Sera, in cui parlando del caso di Ilaria Salis aveva spiegato: “Lo Stato ha fatto il possibile. Anche di più. Abbiamo oltre duemila cittadini in carceri straniere e per ciascuno ci attiviamo, nei limiti di norma (…) L’idea che un ministro italiano possa suggerire a un giudice, italiano o straniero, come comportarsi, sarebbe vista, giustamente, come un sacrilegio”.
Peccato che a smentirlo ci abbia pensato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che da Omnibus su La7 ha risposto: “‘Non si tratta di dire ai magistrati ungheresi assolvete o scarcerate, ma le condizioni carcerarie sono compito dell’esecutivo, non c’entra nulla l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Non è vero che anche da noi capita che imputati vengano portati incatenati ai polsi e ai piedi. È capitato forse 40 anni fa ma non in quel modo, non davanti a un giudice, da noi si sta davanti al giudice in libertà”.