Tutti ricordano quando dai banchi dell’opposizione Giorgia Meloni sbraitava contro il ricorso ai voti di fiducia, sostenendo che così il Parlamento veniva mortificato e si era di fronte a una deriva preoccupante per la nostra democrazia. Ora che è al governo fa peggio di tutti gli altri che l’hanno preceduta.
Nei primi cento giorni il Governo Meloni ha fatto ricorso al voto di fiducia già 5 volte
Secondo un report di Openpolis, pubblicato il primo febbraio, nei primi cento giorni risulta che il suo esecutivo abbia fatto ricorso 5 volte alla fiducia, secondo al governo Prodi II che ne mise 6. Ma se si guarda al rapporto tra le questioni di fiducia poste e le leggi approvate nello stesso periodo, con 5 voti di fiducia a fronte di 7 leggi già approvate definitivamente nei primi 100 giorni, l’attuale esecutivo balza al primo posto. Seguono il governo Prodi II (6 su 10) e Berlusconi IV (5 su 18).
Inoltre dal primo febbraio a oggi sono state poste altre questioni di fiducia: quella sul decreto Ong, quella, annunciata per oggi, sul decreto Carburanti e probabilmente verrà messa alla Camera anche sul Milleproroghe. Su quest’ultimo decreto, che ha avuto il primo via libera dal Senato ieri, si è consumato un confronto “animato” tra governo e maggioranza sulla questione della proroga delle gare per i balneari.
Confronto “animato” tra governo e maggioranza sulla questione della proroga delle concessioni per i balneari
Soprattutto dopo che il Colle avrebbe già fatto presenti le problematicità sui rischi di un intervento sanzionatorio di Bruxelles per come sarebbe stata formulata nel suo complesso la norma. Non tanto per la proroga secca di un anno ma per tutte le norme che vi stanno attorno, tra cui quelle che consentirebbero, a determinate condizioni, ulteriori rinvii delle gare, fino al 2025. Ma la maggioranza non ha voluto sentir ragioni e non ha modificato il testo.
Eppure, a metà della seduta a Palazzo Madama, poco prima che l’emendamento delle opposizioni soppressivo delle nuove misure sui balneari venisse posto in votazione, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, aveva chiesto una sospensione dei lavori. Le opposizioni segnalavano un possibile problema sui balneari legato a valutazioni della Ragioneria che in serata, però, smentisce dubbi di copertura sul provvedimento. La maggioranza si riunisce per fare il punto e, secondo quanto riferito, FI e Lega, da sempre sdraiati sui balneari, non cedono sulla misura.
A quel punto, anche per rispetto della sovranità parlamentare, a cui si rimette anche FdI (ovviamente), si decide di procedere senza modifiche sulla norma che, visti i tempi strettissimi, non potrà, quasi certamente, essere modificata nemmeno a Montecitorio. Ma se festeggiano i balneari non è detto che la partita si chiuda qui vista anche l’attesa pronuncia della Corte di giustizia europea alla quale si è rivolto, tra gli altri, il Tar di Lecce sulla vicenda.
Nel frattempo, come annunciato, esce dal provvedimento, con l’approvazione, quasi all’unanimità, dello stralcio proposto dal governo, la proroga dei contratti dei diritti tv in essere sugli eventi sportivi. La misura, entrata nel provvedimento con un emendamento a prima firma del senatore azzurro, Claudio Lotito, è stata espunta anche a fronte di rilievi fatti pervenire informalmente dal Colle. Per il resto rimane – come denuncia il M5S – il testo delle millegiravolte.
Dal Superbonus, la cui mancata proroga – prima annunciata – getta nel baratro migliaia di imprese, anche perché i crediti fiscali che la maggioranza si era impegnata a sbloccare sono ancora in pancia alle imprese, al mancato intervento sulle accise sulla benzina. Nulla pure sulla proroga del periodo transitorio del Reddito di cittadinanza.