Con i pacchetti di armi e altri aiuti militari all’Ucraina blindati dal segreto di Stato, gli italiani ignorano l’entità del sostegno inviato da Roma a Kiev e sono tenuti all’oscuro della reale portata delle politiche avanzate dal Governo sulla guerra. Ciononostante, il malumore serpeggia in modo sempre più evidente tra la popolazione quando si parla di “aiuti militari”.
Il segreto di Stato sulle armi in Ucraina resta solo in Italia. Il caso della Germania
L’Italia procede con l’invio del sesto pacchetto di armi all’Ucraina. Ma, mentre nella Penisola gli “aiuti” restano classificati come segreto di Stato, la musica è diversa per gli alleati. Tanto per quelli europei che per quelli Nato.
Qualsiasi cittadino tedesco, infatti, può scegliere di sapere ogni dettaglio relativo agli aiuti militari spediti da Berlino a Kiev: dai carri armati ai cappelli per l’inverno. Allo stesso modo, non sono stati condannati all’ignoranza eterna neppure inglesi, francesi, lussemburghesi, canadesi e così via. Tutti questi Governi, infatti, hanno scelto di mettere a disposizione delle rispettive popolazioni le informazioni necessarie, anche con scadenza settimanale. Rivelati, poi, anche i materiali ancora da inviare.
La Germania, ad esempio, ha condiviso la lista integrale delle forniture e la tiene aggiornata con costanza. L’ultimo aggiornamento riporta l’invio di 3 mila lanciarazzi Panzerfaust, 100 mila bombe a mano, 350 mila detonatori e altro. Nella lista, figurano anche i capi di vestiario inviati a Kiev. Si tratta di 240 mila cappelli per l’inverno, 116 mila giacche per il freddo e 80 mila pantaloni termici. E, ancora, anticipa anche le forniture approvate che non sono ancora state consegnate come i 14 carri Leopard 2 che sono stati accordati all’Ucraina appena 48 ore fa, dopo un lungo confronto con gli Stati Uniti.
Per visionare le informazioni legate all’invio di armi a Kiev, in Germania non è necessario intraprendere chissà quale grande battaglia o cimentarsi in spasmodiche caccie al decreto. È sufficiente accedere al sito della cancelleria e consultare gli appositi documenti caricati sulla pagina ufficiale dedicata all’assistenza militare all’Ucraina.
Dai carri armati ai cappelli per l’inverno, gli alleati svelano gli elenchi anche su Twitter
L’esempio tedesco non rappresenta un unicum. Allo stesso modo di Berlino, infatti, hanno agito anche altri Paesi Ue e Nato. Svelare simili informazioni non ha influito sui rapporti con Mosca né in positivo né in negativo.
Negli Stati Uniti, dove sono stati stanziati 27 miliardi di dollari in aiuti militari in 11 mesi, il Congresso tiene traccia delle forniture inviate nelle sue relazioni e tutto, anche a scopo di propaganda, viene pubblicizzato con conferenze stampa e comunicati. L’elenco delle armi, poi, viene costantemente aggiornato e pubblicato sul sito del Dipartimento della Difesa. Gli ultimi dati inseriti lo scorso 19 gennaio 203 riportano l’invio di 50 mila razzi Grad, 700 droni tattici Switchblade, 350 gruppi elettrogeni, e così via.
Nel Regno Unito, il segretario della difesa Ben Wallace non si è limitato a rendere pubblica la lista ma la legge personalmente in Parlamento. L’ultima lettura, che risale al 16 gennaio 2023. Si faceva riferimento a uno squadrone di carri armati Challenger 2, droni per 20 milioni, 100.000 colpi di artiglieria, ecc. La Camera dei Comuni, poi, ha pubblicato sul suo sito un report riepilogativo con numeri e comunicati ufficiali su quanto inviato a Kiev nella giornata del 25 gennaio.
Anche in Francia vengono pubblicati i dettagli sull’invio delle armi a Kiev. Dopo assidui dibattiti, la strategia del Governo Macron è stata abbandonata. L’esecutivo francese, infatti, aveva inizialmente optato per la segretezza per impedire a Mosca di scoprire “cosa consegniamo e quando lo consegniamo agli ucraini” così da impedire al nemico ogni vantaggio tattico e per tenere aperto un canale diplomatico con il Cremlino. L’Eliseo ha, infine, ha invertito la rotta e ha deciso di divulgare gli elenchi anticipandone la pubblicazione addirittura con post su Twitter.
Perché l’Italia resta ancora al segreto di Stato sulle armi in Ucraina
L’Italia, invece, si è ostinata a blindare con il segreto di Stato anche il sesto pacchetto di armi all’Ucraina e continua a impedire ogni forma di conoscenza sul tema all’opinione pubblica. È dallo scorso 24 febbraio 2022 che le informazioni sono limitate a un ristretto numero di politici, alti comandanti militari e tecnocrati.
E così il malumore tra i cittadini sugli aiuti militari non fa altro che aumentare nel Paese. Le indicazioni fornite sul tema sono talmente vaghe e indefinite da spianare la strada al ministro della Difesa Guido Crosetto che continua a tirare in ballo “armi difensive” anche quando le forniture inviate a Kiev, con tutta evidenza, non hanno più nulla di “difensivo”.
Come dimostrano i casi di Germania, Regno Unito, Francia, Lussemburgo, Canada e gli altri, l’Italia è pressoché l’unico Stato ad accettare che il proprio Governo mantenga il segreto sul tema. All’estero, la pubblicazione o meno delle liste di armi è stato al centro di serrati dibattiti fino a quando il pressing della popolazione sui rispettivi esecutivi non si è fatto talmente asfissiante da spingerli a una progressiva apertura. Nulla di tutto questo, tuttavia, si è ancora verificato in Italia. Nel frattempo, l’ossessione per il segreto di Stato non fa altro che far moltiplicare i sospetti mentre si tenta di distogliere l’attenzione degli italiani dalle armi con la notizia della partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Sanremo.