di Fausto Cirillo
Giuseppe Consolo, avvocato cassazionista ed ex parlamentare di Alleanza Nazionale, nega un qualsiasi nesso diretto tra l’impossibilità di riformare la giustizia e i guai giudiziari di Silvio Berlusconi. «E’ un problema mal posto. E’ vero che la giustizia non funziona, specie quella civile. Ma per migliorarne l’efficacia basterebbe attingere alla larga disponibilità dei mezzi informatici. Qualcosa ovviamente è stato fatto. Però osservo che tuttora – nell’era della Pec e dell’archiviazione elettronica dei documenti – sopravvive una figura anacronistica come quella dell’ufficiale giudiziario in auto o in moto». In fondo si tratta solo di cattiva organizzazione degli uffici «e lo dimostra il fatto che già con l’attuale legislazione alcuni uffici giudiziari funzionano a meraviglia».
Storielle per gonzi
Non sarà anche che il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale viene utilizzato come un comodo alibi per i ritardi? «Vero. Quella dell’obbligatorietà è una storiella per gonzi, al pari di quella sulle lettere anonime: il codice penale ne vieta l’utilizzo ma intanto non sono mai cestinate e vengono tranquillamente associate all’inchiesta in corso».
Tra le tristi barzellette che avvelenano la giustizia, Consolo indica anche quella dell’inviolabilità del segreto istruttorio. Capita spesso infatti che giornalisti corrivi si abbeverino esclusivamente alla fonte della Procura, acquisendo materiale riservato ed edificando in cambio l’immagine pubblica del magistrato titolare dell’inchiesta. «Come tutti, di molti processi ho saputo dai giornali con la pubblicazione degli interrogatori. E in questi casi i magistrati non vengono mai perseguiti perché non si può applicare loro il principio della responsabilità oggettiva. Come poter dimostrare che sono stati loro a passare le carte e non invece il personale amministrativo? Insomma, è una cosa ridicola». Consolo tiene però a precisare che «la qualità professionale della stragrande maggioranza dei magistrati non è buona ma ottima. Applicano la norma con coscienza e parlano solo attraverso le sentenze. Purtroppo, quando dibattiamo della categoria abbiamo davanti agli occhi solo quei pochissimi ma assai noti esempi di magistrati che non si trovano mai in ufficio perché impegnati a tenere conferenze oppure al circolo del tennis».
La favola del salvacondotto
Quanto alla classe politica, «c’entra davvero poco con il buon o cattivo funzionamento della magistratura. Un Guardasigilli non può in alcun modo influenzare un processo. Mi vien da ridere solo a pensarlo». Consolo spiega inoltre come un eventuale laticlavio non impedirebbe a Berlusconi di essere imputato: «La normativa costituzionalmente prevista sull’immunità parlamentare si applica anche ai senatori a vita. E l’ipotesi di un salvacondotto giudiziario sembra essere sollevata più per amor di polemica che non come strada percorribile: in Italia la divisione dei poteri esclude che l’ordine giudiziario possa essere in alcun modo piegato alle esigenze del potere esecutivo. Quelle di questi giorni sono quindi solo favole che purtroppo vengono raccolte da chi poco sa in materia. E poi queste sono richieste che lo stesso Berlusconi non si sogna minimamente di avanzare».