Il Salva-Milano spacca il Pd e contro la sanatoria parte la petizione online

Cresce nel pd il fornte contro il Salva-Milano, il colpo di spugna sull'urbanistica. Intanto i comitati lanciano la petizione per fermare la sanatoria

Il Salva-Milano spacca il Pd e contro la sanatoria parte la petizione online

Un muro che sembrava granitico, che invece inizia a mostrare più di una crepa. È quello che “proteggeva” la legge “Salva-Milano”, alias il colpo di spugna sui grattacieli fantasma, finiti sotto i riflettori della Procura di Milano. A intaccare un provvedimento all’apparenza blindato – perché invocato dal sindaco Beppe Sala, promesso dalla Lega, regalato da FdI e votato da tutti (a partire dal Pd), tranne M5s e Avs – i maldipancia sempre più palesi di molti dem e l’opposizione dell’opinione pubblica (amministratori locali, urbanisti ed architetti, società civile, comitati ambientalisti).

I dem che dicono “no” al “Salva-Milano”

Che in molti anche all’interno dello stesso Pd mal digerissero “l’interpretazione autentica” (perché colpo di spugna, sebbene più realistica, è una definizione che suona male) si era capito già la scorsa settimana, quando erano affiorate le posizioni critiche (eufemismo) di alcuni esponenti dem come gli ex assessori di Roma e Milano, Romeo Morassut e Cristina Tajani, o di Matteo Orfini. Inoltre anche la maggioranza aveva definito il testo già passato alla Camera “non blindato”.

Il nervosismo di Beppe Sala

Più che comprensibile quindi il nervosismo di Sala, che sabato alla convention di Azione era sbottato, attaccando sia il principale partito della sua maggioranza, il Pd, sia le ultime giunte milanesi, sia i suoi consiglieri comunali, tutti accusati di criticare ora il provvedimento, ma di aver taciuto negli ultimi 14 anni su quanto accadeva in città circa l’urbanistica.

Nervosismo a parte, il malcontento porterà quasi sicuramente a cambiare il testo e quindi all’allungamento dei tempi per l’approvazione (si parla di arrivo in aula non prima della fine gennaio, almeno). Sempre che si trovi una quadra. Lo scopo, secondo voci del Senato, sarebbe quello di approdare a una norma che salvi il pregresso, senza cambiare le norme per il futuro. Quello che tutti hanno sempre chiamato “condono”, ma che il Pd si rifiuta di chiamare così, per pudore…

L’M5s Santillo: “Il Pd non cada dal pero, si tratta di un vero condono”

“La sclerata indignata di sabato di Giuseppe Sala è stata un momento di alta comicità, se non fosse che con la legge ‘ Salva-Milano ‘ il governo sta facendo carne di porco di decenni di regolamentazioni urbanistiche”, ha attaccato ieri l’M5s Agostino Santillo.

“Il Pd di Elly Schlein (che sulla questione non si è mai espressa, ndr) non può cadere dal pero: alla Camera ha votato una legge indegna, che non solo calpesta l’autonomia del potere giudiziario, ma che scoperchia il vaso della sostituzione edilizia”, ha aggiunto il vicecapogruppo M5s alla Camera, “In sostanza, col testo attuale si potranno sostituire fabbricati di modeste dimensioni con edifici imponenti ovunque, in tutta Italia, facendo passare certe operazioni per ristrutturazioni anche nelle zone più a rischio dissesto idrogeologico. Insomma, è la legge che farà dell’Italia il Paese dell’anarchia urbanistica”.

La petizione vola

Ma l’opposizione alla norma salva-speculatori arriva anche dalla società civile. Ieri è stata infatti lanciata su Change.org dai comitati ambientalisti una petizione a sostegno della lettera con cui 140 professori universitari e studiosi avevano chiesto al Senato di non approvare la “Salva Milano”, che in poche ore ha raccolto quasi 1500 firme.

I proponenti invitano a opporsi alla proposta di legge, perché la “legge-condono stravolgerà le regole urbanistiche e lascerà mano libera ai costruttori cancellando tra l’altro l’obbligo di pagare i giusti oneri di urbanizzazione, comportando una riduzione di ‘verde e servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche’. Uno spazio urbano che ‘potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari’”.

Non solo, per i comitati quella norma è “la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese”, una “intromissione della politica nel campo della giustizia, per bloccare indagini in corso”, che nasce per sanare “le irregolarità del passato” nel capoluogo lombardo e capitale in questo caso poco morale e finisce per estendere i suoi effetti su tutta Italia”.

Anche la Fillea-Cgil contro il provvedimento

E contro la legge ieri si è schierata anche la Fillea-Cgil, poiché la norma “genera un modello ‘pericoloso’ da applicare in tutta Italia”. “Questa non è la rigenerazione urbana che vogliamo”, ha dichiarato il segretario generale della Fillea Antonio Di Franco.

A difendere il colpo di spugna ci pensa Gelmini

Unica voce a favore della norma, ieri quella di Maria Stella Gelmini (noi Moderati): “Non si tratta di dar vita a nuovi condoni, ma di puntare a una ragionevole semplificazione”, ha detto, “un banco di prova per chi si dice riformista, perché approvare questo provvedimento significa superare la paralisi, far ripartire i cantieri e rilanciare il settore dell’edilizia”. E su una cosa ha perfettamente ragione, si tratta di un vero banco di prova per le alleanze future. Il Pd è avvertito.