Il salario minimo è necessario. E a dimostrarlo sono anche gli ultimi dati dell’Istat sulla retribuzione degli italiani nel 2021. Che di fatto smontano la retorica del governo e di Giorgia Meloni che hanno affossato l’introduzione di una soglia minima di 9 euro l’ora.
Nel 2021 sono state 1,3 milioni le posizioni lavorative che percepiscono una retribuzione lorda oraria inferiore addirittura a 7,79 euro, ovvero un valore inferiore ai due terzi della mediana. Si tratta del 6,6% del totale delle posizioni lavorative, la stessa percentuale rispetto al 2019.
Retribuzioni sotto i 7,79 euro: l’Istat certifica l’utilità del salario minimo
Il report dell’Istat considera il valore mediano delle retribuzioni orarie e nel 2021 è pari a 11,69 euro. Il valore del nono decile è pari a 21,92 euro ed è 2,6 volte superiore a quello del primo decile (8,32 euro).
La variabilità delle retribuzioni, misurata come differenza tra il valore del nono e del primo decile, si concentra, per il 75%, tra il nono decile e la mediana e solo il restante 25% tra la mediana e il primo decile.
Il problema, però, riguarda queste 1,3 milioni di posizioni lavorative che non raggiungeranno neanche i 7,79 euro: ricordiamo che la proposta delle opposizioni prevedeva una soglia minima oraria di 9 euro l’ora, quindi superiore a questo limite. Ma ritenuta comunque inutile dal governo e dalla maggioranza.
Le retribuzioni orarie in Italia
Come sottolinea l’Istat, le posizioni lavorative con retribuzioni orarie più alte sono quelle in cui si registra una maggiore variabilità, come quelle occupate dai laureati con una retribuzione oraria media di 14,75 euro. Ma anche per i dipendenti con almeno 50 anni (12,84 euro), gli impiegati/dirigenti (14,69 euro) e nelle zone del Nord-Ovest (12,37) o nelle grandi imprese (13,22). In questi casi il valore del nono decile è circa tre volte quello del primo decile (il rapporto sale a 3,5 volte tra i laureati).
Minore la variabilità per le posizioni meno retribuite, come i lavori a tempo determinato, quelli con qualifica di operaio, a tempo parziale e occupati da giovani o da nati all’estero. Per quanto riguarda il lavoro femminile, le posizioni occupate da donne (retribuzione mediana di 11,23 euro) sono retribuite 0,81 euro in meno rispetto agli uomini.
Facendo un confronto con l’anno precedente, nel 2021 la retribuzione mediana è rimasta invariata (-0,1%). Nel 2021 nel settore privato extra-agricolo sono attive 19,5 milioni di posizioni lavorative dipendenti (+6,9% rispetto al 2020), per un totale di 15,4 milioni di lavoratori (+3,5%). Il confronto, però, è con l’anno della pandemia in cui il mercato del lavoro ha subito importanti flessioni.