Mai più lavoratori sfruttati. Mai più giovani costretti a tirare avanti con paghe da fame. Il Movimento 5 Stelle tira dritto sul salario minimo e, volendo recuperare il tempo perduto, vuole arrivare quanto prima all’approvazione della nuova legge, fissando una cifra minima per la retribuzione oraria dei lavoratori. E ora ha trovato un’ottima sponda anche a Bruxelles.
VIA LIBERA A BRUXELLES. Il salario minimo convince il commissario europeo al lavoro, Nicolas Schmit (nella foto), che ha scelto Roma per una delle sue prime visite. Per il commissario di una norma del genere se ne dovrebbe dotare ogni Stato membro. E l’Italia è tra i pochi che ancora non l’hanno fatto. Sul fronte welfare Schmit mette tale riforma tra i “punti più importati” di cui ci si occuperà a Bruxelles e la ministra del lavoro, Nunzia Catalfo (nella foto), che ha preso parte al bilaterale con il commissario, ha spiegato che è fondamentale stabilire una soglia “inderogabile” che sia “superiore alla soglia di povertà”. Schmit ha quindi sottolineato che il pieno “rispetto della contrattazione” sarebbe garantito anche dall’intervento “quadro” per dare una cornice al salario minimo in Ue. Il commissario progetta inoltre di mettere in piedi un sistema europeo di protezione dalla disoccupazione, per garantire un certo livello di sussidi.
I NODI. Prima dell’emergenza Coronavirus, la maggioranza giallorossa aveva iniziato a lavorare a ritmi serrati alla nuova norma. Dopo che la Catalfo aveva rilanciato la proposta di una soglia dei 9 euro lordi l’ora, su cui, oltre al Movimento 5 Stelle, era d’accordo Leu, vi erano però state ancora delle resistenze da parte del Partito democratico e di Italia Viva. E l’intesa non era stata trovata neppure sul ricorso a un valore percentuale, calcolato sulla mediana dei trattamenti stabiliti nei contratti, in questo caso anche per ragioni tecniche. Nella bozza che la ministra aveva presentato alle forze politiche di Governo si distingueva inoltre tra retribuzione “proporzionata”, quella che scaturisce dalla contrattazione, e retribuzione “sufficiente”, finalizzata ad assicurare “una vita dignitosa”, ha spiegato anche ieri la Catalfo.
Una posizione quella dei pentastellati fondata sull’articolo 36 della Costituzione, dunque sul diritto a un riconoscimento economico basato sulla quantità e qualità del lavoro e “in ogni caso” in grado di ad assicurare “un’esistenza libera e dignitosa”. In linea con la Carta il Movimento 5 Stelle considera inoltre la previsione per legge del valore “erga omnes” dei contratti collettivi nazionali firmati dalle associazioni rappresentative. “Ci sono persone in Italia che hanno il Reddito di cittadinanza essendo dei lavoratori a basso salario”, ha sottolineato la ministra del lavoro. Per lei dunque uno stipendio minimo non dovrebbe scendere sotto la soglia dei 780 euro, l’importo mensile a cui arriva il Reddito. Tutto considerando anche che, per l’Istat, la soglia di povertà assoluta va, per un uomo solo, dagli 834,66 euro mensili se vive al Nord ai 563,77 se vive nel Mezzogiorno.