A lungo è stato considerato l’eminenza grigia di Beppe Grillo e del Movimento cinque stelle. Più semplicemente – malgrado i tanti che hanno provato a parlare di lui, cogliendo solo in parte il suo profilo – Gianroberto Casaleggio era un imprenditore e un visionario al tempo stesso. Un imprenditore (e un visionario) prestato alla politica. Perché non si riesce, dal nulla, a creare prima un sito diventato e riconosciuto come uno dei siti più influenti al mondo, e poi una forza politica, la prima di opposizione che alcuni sondaggi la danno anche in vantaggio sul partito di Governo.
UN MONDO “OLIVETTIANO” – Casaleggio non è stato solo il cofondatore del Movimento cinque stelle. Basta leggere uno dei tanti libri scritti con Beppe Grillo. A cominciare da “Siamo in guerra”, il libro ritenuto manifesto del “credo” grillino. Un libro visionario come il suo autore, con spaventosi punti di contatto con un altro grande imprenditore visionario, com’è stato Adriano Olivetti. Non è un caso che, anche se con toni un po’ più apocalittici, anche Casaleggio parli dell’inevitabile soppressione dei partiti. Esattamente sulla stessa linea di Olivetti che, a riguardo, aveva scritto un pamphlet divenuto famoso, dal titolo eloquente: “Democrazia senza partiti”.
CHI ERA – Classe 1954, milanese, di lui si sa poco e il suo staff a lungo ha sembrato voler alimentare l’alone di mistero: “Non dà interviste né informazioni sulla sua vita privata”, diceva il suo portavoce. Insomma, per anni l’ufficio a pochi metri dal Teatro alla Scala della Casaleggio associati è stato un bunker senza spifferi. O quasi. In verità due ex collaboratori, Piero Ricca e Daniele Martinelli, dopo avere interrotto la collaborazione con il blog hanno raccontato che i contenuti d’interviste e video venivano discussi direttamente con Casaleggio e non con Grillo. Giusto per capire quanto contasse.
L’uomo, occhialini da professore e parlata alla Tremonti, prediligeva rimanere sullo sfondo: lo si poteva incrociare solo alle sporadiche convention dei grillini, organizzate direttamente da lui. Ed è stata proprio questa immagine che negli anni lo ha reso sospetto e indigesto a molti militanti a cinque stelle, che lo hanno criticato reputandolo in realtà un “pazzo” del 2.0.
Vero o falso che sia, certo è che l’idea di Casaleggio era fortemente influenzata da autori come Michail Ostrogorski, Hannah Arendt e Simone Weil. E chi li conosce sa che proprio pazzi non erano, dato che i loro scritti filosofici hanno influenzato generazioni intere. E interi modi di intendere e fare la politica.
IL CASALEGGIO IMPRENDITORE – Certo, però, Casaleggio era anche un imprenditore. Anzi, era soprattutto un imprenditore. E non sbaglia chi dice che dove c’erano informatica e affari, lì c’era Casaleggio. È la sua storia a dirlo. In maniera più trasparente di come troppe volte si sia tentato di far apparire.
Un fiuto per il business, il suo, che ha affinato nella sua precedente vita di manager e imprenditore, un passato che qualche grillino mal digerisce. Negli anni ‘90 ha lavorato all’Olivetti di Roberto Colaninno, per poi diventare amministratore delegato della Webegg (società con 600 dipendenti), joint-venture tra Olivetti e Telecom che si occupava di consulenza strategica per internet. Nel 2004 si è messo in proprio con un gruppo di soci. Tutta gente che si muove bene nel mondo degli affari e della finanza, come Enrico Sassoon, altro personaggio che nel “grillismo” duro e puro è visto di mal’occhio.
Da allora la Casaleggio associati ne ha fatta di strada. Sia in termini di popolarità che, ovviamente, economica. Anche perché per anni Casaleggio ha gestito pure il sito di Antonio Di Pietro (nel periodo d’oro dell’Italia dei Valori). Insomma, per Casaleggio il mondo di internet, quello dell’imprenditoria e quello della politica avevano profonde vicinanze. Non è un caso che il suo interesse per la politica lo abbia portato anche a candidarsi, in età giovanile, con poca fortuna, con una lista civica in un piccolo comune del Nord Italia.
Una vita piena, dunque. Che ad alcuni è piaciuta ad altri meno. Ma è certa una cosa: aldilà dei toni a volte immotivatamente ansiogeni dei suoi scritti, il visionario del Movimento – per alcuni amico degli attivisti, per altri un’eminenza grigia che voleva portarli chissà su quale strada – ha influenzato (e non poco) la politica italiana. Ed è bene tenerne conto.