Un miliardo 996 milioni 996mila 262 euro. A tanto ammontano gli stanziamenti per coprire tutte le spese del Parlamento europeo per il 2019. Una cifra monstre che, come già denunciato da La Notizia, subirà anche un lieve aumento nel 2020 sfondando il muro dei 2 miliardi. Questo il prezioso lascito degli eurodeputati oggi presieduti da Antonio Tajani, che, nel frattempo, a maggio termineranno il loro mandato. Le spese, tuttavia, restano e cadranno tra capo e collo sulla nuova assemblea che si costituirà dopo le elezioni europee.
Dagli allegati alla proposta di bilancio per il 2020, depositata in questi giorni, possiamo però ricostruire in che modo verranno sborsate queste somme di denaro. Curioso, ad esempio, che circa un miliardo servirà per coprire tutte le spese per le “persone appartenenti all’istituzione”. Solo per le indennità degli eurodeputati, che il tesoriere del Pd Luigi Zanda vorrebbe applicare anche ai parlamentari italiani (leggi l’articolo), nel 2019 se ne andranno 77,7 milioni, cui si aggiungono 60,1 milioni per le spese di viaggio di lorsignori (che aumenteranno nel 2020 a 65,4) e 40,9 milioni per le “indennità di spese generali” (in pratica, le spese connesse alle attività di europarlamentare).
Ci sono, poi, le indennità di fine mandato per chi non sarà rieletto o non si ricandiderà: tra 2019 e 2020 costeranno circa 33 milioni di euro. Non potevano mancare, poi, le “pensioni di anzianità”. Ossia i vitalizi. Anche qui la voce è corposa: 11,4 milioni di euro. Ma il grosso della spesa la assorbe tutto l’apparato amministrativo. Per le retribuzioni e le indennità di funzionari e “agenti temporanei che ricoprono posti previsti dalla tabella dell’organico” quest’anno verranno sborsati 676 milioni di euro; nel 2020 715 milioni. Ma non è tutto.
Per eventuali dipendenti del segretariato generale del Parlamento europeo e dei gruppi politici si aggiungono altri 54 milioni; per la sicurezza altri 27 milioni; e solo per gli autisti altri 6,7 milioni. Senza dimenticare quasi 10 milioni per stage e tirocini. Non solo: si prevede di spendere 42 milioni di “per l’interpretazione”. Ergo: le spese relative all’attività degli “agenti interpreti di conferenza” del Parlamento Ue. A tutto questo, ovviamente, si aggiungono tutte le varie ed eventuali, come i corsi di formazione e quelli linguistici, per cui si prevede di spendere 800mila euro per gli eurodeputati e 7 milioni per i dipendenti.
Una notevole fetta degli stanziamenti di quest’anno è assorbita anche dagli immobili del Parlamento europeo. Basti questo: solo per le spese di affitto per gli edifici e le parti d’immobili occupati dall’Ue se ne andranno 38,6 milioni, cui si aggiungono altri 81,3 per la “costruzione di immobili” e 59,8 tra manutenzione, pulizia e riparazione. C’è, poi, il mobilio: altri 7,6 per acquistare arredamenti adeguati. Ma siamo solo all’inizio. Come sappiamo, infatti, gli edifici istituzionali del Parlamento europeo sono dislocati tra Bruxelles, Strasburgo e il Lussemburgo. Ebbene, le “spese per missioni (dunque anche al di fuori dell’Ue, ndr) e spostamenti del personale tra i tre luoghi di lavoro” arrivano a 27 milioni di euro. Non si può non menzionare, ancora, quanto intende spendere l’Europarlamento in fatto di comunicazione e pubblicità.
Solo di “pubblicazione, informazione e partecipazione alle manifestazioni pubbliche” nel 2019 verranno spesi altri 27 milioni (dimezzati, peraltro, rispetto ai 44 milioni spesi nel 2018), cui si aggiungono 16 milioni per la “informazione audiovisiva”. Ultimo capitolo è quello delle spese per le attività politiche “extra”. E anche in questo caso il malloppo è considerevole: 50 milioni per i partiti politici europei, 19,7 per le fondazioni politiche europee. Si dirà: soldi legittimi, anche per pagare i vari assistenti. Niente affatto. C’è un capitolo a parte per gli assistenti parlamentari, per cui sono riservati ulteriori 208,8 milioni. E quando finisce il mandato? Niente paura. Si prevede di spendere altri 230mila euro per “riunioni e altre attività di ex deputati”.