Le Lettere

Il ricatto commerciale

La manovra di Trump sui dazi equivale a un ricatto planetario. Adesso voglio vedere chi si piegherà e chi invece resisterà a questo predone internazionale.
Mario D’Igino
via email

Gentile lettore, le posizioni dei Paesi dipenderanno dalle realtà dei loro import-export. Alcuni hanno nell’America il principale o uno dei principali partner commerciali, come l’Italia; altri invece hanno poco o nessun interscambio con gli Usa, come i Paesi africani e l’India. Per il resto alcune posizioni già si delineano. Sul fronte della resistenza ci sono Cina e Canada, la prima perché è il nemico dichiarato di Trump e subisce addirittura tariffe del 104%, la seconda perché è vittima non solo dei dazi ma anche della surreale intenzione trumpiana di annettersi il Paese. Sul fronte “morbido” ci sono Giappone, Sud Corea, India e Regno Unito. La Casa Bianca dice che 50-70 paesi “vogliono negoziare”. Tokyo ha iniziato una trattativa telefonica con Trump e così pare Seul. L’India ha un export molto piccolo verso gli Usa ed è attendista. L’Uk esporta pochissimo ed è stato “beneficiato” con dazi “solo” del 10%. Enigmatica per ora la posizione dell’Ue. Macron spinge per una risposta dura, ma altri (Meloni, Orbàn e non solo) vorrebbero un negoziato. La von der Leyen dice che l’Ue è pronta a trattare ma ha sul tavolo il bazooka. Non sarei così sicuro dell’effettiva volontà europea di usare il bazooka. Un continente che ha fatto finta di non vedere gli americani distruggergli la primaria fonte energetica (il Nord Stream) e ha scelto la ridicolaggine di accusare del sabotaggio la Russia, ha zero credibilità come oppositore degli Usa.