Il riarmo può costare caro all’Italia. Non solo in termini strettamente bellicisti, ma anche economici. L’avvertimento lo lancia l’agenzia di rating Moody’s: se Roma, così come le altre capitali, dovesse inseguire l’obiettivo di investire almeno il 2% del Pil nel comparto difesa, rischierebbe di compromettere il lungo e faticoso percorso di riduzione del debito intrapreso ormai da anni.
Insomma, sarebbe meglio anche dal punto di vista economico se l’Italia decidesse di non inseguire la Nato e di non continuare nella corsa al riarmo che ha ripreso vigore dopo le ultime minacce russe. All’opposto un maggiore investimento in campo militare, afferma Moody’s, “complicherà gli sforzi di riduzione del debito e potrebbe indebolire il loro profilo di credito”, esacerbando inoltre il conflitto sociale.
Lo spettro dell’austerity
I Paesi più esposti e vulnerabili sarebbero l’Italia e la Spagna, stando a questa analisi, considerando che sono quelli su cui pesa un maggior “gap nella spesa per difesa” rispetto all’obiettivo Nato di raggiungere il 2% del Pil. Inoltre Italia e Spagna sono i due Paesi in cui si registrano “i livelli più bassi di sostegno popolare a ulteriori aumenti di spesa militare”. Nello scenario base, secondo questa analisi, il debito italiano salirebbe al 144% del Pil nel 2030, ma in caso di raggiungimento del 2% di spesa per la difesa questa quota salirebbe al 147%. Se l’Italia seguisse le indicazioni Nato si troverebbe quindi costretta a intervenire in altro modo, con misure per l’aumento delle entrate, tagli di altri capitoli di spesa “o una combinazione di entrambi”.
Per dirla in maniera più semplice, aumentando la spesa per la difesa l’unica contromossa sarebbe applicare un’austerity ancora più rigida di quella attuale. Se poi le tensioni geopolitiche dovessero aumentare, richiedendo addirittura una spesa militare al 4% del Pil (come successo durante la guerra fredda), il debito dell’Italia – così come quello spagnolo e tedesco – “si avvicinerebbe ai picchi visti durante la pandemia”. Superandoli, addirittura, in Gran Bretagna, Francia e Polonia.
Non andrebbe sottovalutato, poi, l’impatto sociale della corsa al riarmo: “Dato il fardello che rappresenterebbe un aumento della spesa finanziato esclusivamente a debito, i governi probabilmente cercheranno di introdurre misure che aumentino le entrate o introdurranno aggiustamenti alla spesa”. Pressioni che “probabilmente saranno sentite più acutamente nei Paesi già altamente indebitati come Spagna e Italia”. In conclusione, l’allarme di Moody’s dice una cosa con chiarezza: l’Italia non può permettersi una corsa al riarmo.