Nella storia della commedia italiana è entrata la figura del “turco napoletano”, impersonato da Totò. Nella storia politica, invece, si è ormai radicato il renziano Napolitano. Con riferimento all’ex presidente della Repubblica, sponsor di Matteo Renzi anche oggi che ricopre il ruolo di senatore a vita. Sul referendum di domenica 17 aprile ha infatti preso una posizione molto gradita a Palazzo Chigi: “Non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria”, ha affermato Giorgio Napolitano. Un’inversione di tendenza rispetto al passato, quando sosteneva che “l’elettora deve fare il suo dovere”.
La reazione contro Napolitano
Le parole dell’ex capo dello Stato non sono passate inosservate. La reazione più dura è arrivata dal candidato al Campidoglio, Francesco Storace: “Napolitano per il sì alla riforma Boschi ne testimonia la pericolosità. Un presidente-dittatore che va finalmente sconfitto assieme a Renzi”. Ma anche da Sinistra italiana (Si), con il deputato Alfredo D’Attorre, arriva una forte polemica: “Sorprende e amareggia la legittimazione dell’astensionismo nel referendum di domenica da parte dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, specie dopo che autorevoli personalità istituzionali nei giorni scorsi hanno sottolineato l’importanza della partecipazione al voto e il valore dell’articolo 48 della Costituzione”. “Dall’ex Presidente Napolitano – ha aggiunto il parlamentare di Si – sarebbe lecito attendersi un sereno bilancio autocritico degli esiti della sua presidenza invece di improvvidi inviti all’astensionismo”.
Infine il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha rilanciato l’importanza di partecipare al voto: “Il quesito referendario serve per consentire ai petrolieri di lasciare in mare le piattaforme che non sono più utilizzate e non danno più gettito di petrolio, una vera e propria vergogna, perché togliere il termine serve a non farle smantellare. Una utilizzazione della legge dello Stato per fare piaceri a pochissime persone a danno della comunità e del creato. E questo, grazie alle Regioni, è sottoposto al giudizio degli italiani che il 17 aprile dovranno andare a votare presto, molto presto al mattino, in modo tale che anche i più sfiduciati sentano il dovere di uscire di casa e andare a votare. Buon referendum a tutti e viva le Regioni d’Italia che ci hanno pensato”.