Il Reddito di Cittadinanza sembra ora entusiasmare anche l’Ue. Il meccanismo messo in piedi in Italia per aiutare i disoccupati è infatti per molti versi simile a quello del fondo europeo per l’adeguamento alla globalizzazione, il Feg. E proprio analizzando quel fondo, in una relazione appena depositata all’Europarlamento, la Commissione europea ha specificato che il 60% dei beneficiari sono riusciti a reinserirsi nel modo del lavoro e che è opportuno dunque investire sempre di più in tale misura.
Il Reddito prevede un aiuto economico a chi si trova in difficoltà e contestualmente un aiuto a trovare un’occupazione. Simile appunto al Feg, istituito nell’ormai lontano 2007, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori che hanno perso l’impiego a causa della globalizzazione e delle trasformazioni della struttura del commercio, e poi esteso al sostegno di chi viene licenziato a causa della crisi finanziaria e dei giovani. Un fondo per aiutare i lavoratori ad adattare le loro competenze alle nuove esigenze del mercato e a trovare una nuova occupazione, tra attività di orientamento, formazione, aiuti per la creazione di nuove imprese, incentivi e indennità temporanee.
NUOVO CORSO. La Commissione ora presieduta da Ursula von der Lyen, esaminando i risultati di tali investimenti nel 2017 e nel 2018, ha scoperto che ben il 60% dei beneficiari del fondo hanno trovato un nuovo lavoro, a fronte del 47% del biennio precedente. Il sistema dunque funziona. Anche se con qualche differenza tra Paese e Paese. In Svezia ad esempio ha trovato una nuova occupazione il 79% dei beneficiari del Feg, mentre in Grecia solo il 28%. Va quindi migliorato, ma l’idea che da soli i disoccupati possano risolvere i loro problemi è tramontata. A Roma come a Bruxelles. Dopo che tra il 2017 e il 2018 il Consiglio e il Parlamento hanno adottato 15 decisioni sul fondo di adeguamento alla globalizzazione, con un finanziamento totale pari a 45,5 milioni, a sostegno di 14.517 persone, la Commissione ha così ora proposto all’Europarlamento di andare avanti con il Feg e di irrobustirlo.
L’Esecutivo europeo vorrebbe investire, tra il 2021 e il 2027, ben un miliardo e mezzo per aiutare chi ha perso il lavoro a trovare una nuova occupazione, con una media di 225 milioni l’anno. Misure in cui determinante sarà l’azione dei Governi nazionali, visto che i diversi progetti vengono finanziati dall’Ue fino al 60%, ma servono comunque investimenti e progetti nazionali. Insomma anche in tema di politiche del lavoro l’Europa non sembra più solo quella del rigore. A Bruxelles stanno cambiando passo. Hanno capito che in caso contrario, con gravi ripercussioni per tutti, a veder gonfiare i loro consensi sarebbero solo i sovranisti.
E come sta emergendo con la Brexit con serie ripercussioni per tutti. Nello stesso documento con cui la Commissione spinge su un irrobustimento del Feg viene del resto specificato: “L’Europa è solidale con quanti ne hanno più bisogno”. Un’Unione attenta dunque alle esigenze dei cittadini e non più solo alla quadratura dei conti. Con un principio che sembra l’unico utile a salvare la stessa Ue e a renderla rispondente alle mutate esigenze.