Un record, o quasi. L’Italicum ufficialmente entra in vigore oggi, ma è già sotto attacco. Tanto che a settembre sarà oggetto di confronto alla Camera per la calendarizzazione della mozione presentata da Sinistra italiana. Certo, il voto a Montecitorio sarà sui profili di incostituzionalità ipotizzati dal capogruppo di Si, Arturo Scotto. Ma la portata del confronto è molto più vasta
LINEA UFFICIALE – Renzi, nel suo #Matteorisponde, ha cercato di minimizzare, ribadendo che la legge elettorale “non cambierà”. Nel Pd la linea ufficiale è quella di non voler mettere mano alla riforma. Nessuna concessione agli avversari interni ed esterni, perché l’Italicum “garantisce governabilità e rappresentanza”, ha dichiarato il capogruppo alla Camera, il renziano Ettore Rosato. Ma per alcuni deputati si tratta di smentite di circostanza e quindi è pronta l’operazione ritocco. Una strategia che potrebbe avere un doppio risultato per il presidente del Consiglio: accontentare sia la minoranza del Partito democratico che gli alleati del Nuovo centrodestra, che da mesi chiedono una modifica; e allontanare l’ipotesi di vittoria del Movimento 5 Stelle, che potrebbe sfruttare il ballottaggio conquistare Palazzo Chigi. D’altra parte, come è stato detto dopo la sconfitta del Pd alle amministrative, il problema è di immagine: difficile spiegare all’opinione pubblica che il nuovo look dell’Italicum non sarebbe fatto appositamente contro i pentastellati. Non a caso il presidente dei senatori dem, Luigi Zanda, ha invitato alla “prudenza”. Perché “sarebbe la prima volta che si modifica una legge elettorale mai sperimentata”.
CRISI DELL’ITALICUM – Renzi è così finito sotto i fuochi incrociati. Oltre alla vecchia diatriba con la sinistra del suo partito, anche l’alleato Angelino Alfano ha fatto trapelare che senza modifiche all’Italicum – quindi con il premio assegnato alla coalizione e non alla liste come previsto ora – potrebbe aprire la crisi di Governo. Il ministro dell’Interno ha preso atto del voto per le Comunali, arrivando a una conclusione: senza una strategia il suo partito si avvia all’estinzione. Diviso tra filo-governativi e i nostalgici del centrodestra unito, in primis i capigruppo di Camera e Senato, Maurizio Lupi e Renato Schifani. In assenza di una modifica alla legge elettorale, per Alfano diventa impossibile convincere i suoi dirigenti a non cercare il dialogo con Forza Italia. Lui ha fatto pervenire un messaggio chiaro a Palazzo Chigi: è disposto a collaborare ancora, ma non può farlo senza una mano. L’ultimatum scade a ottobre, dopo il referendum sulle riforme. E quando ci sarà stato il passaggio alla Camera dell’Italicum.
GUERRA E PACE – Come se non bastasse, il senatore bersaniano, Miguel Gotor, ha riaperto un fronte di battaglia. E ha ribadito che la legge elettorale “ha un limite strutturale, è pensata come un abito su misura del Pd al 40%, presuppone lo sfondamento di una sola forza. Ma la realtà è molto diversa e presenta il conto”. Chi cerca di fare il ruolo del pompiere è il capogruppo del Misto a Montecitorio, Pino Pisicchio: “Occorre togliere enfasi al tema della correzione dell’Italicum”. Il navigato deputato ha invitato a tenere i toni bassi perché “non è alle viste la guerra dei mondi, ma soltanto l’opportunità di correggere in Parlamento e in modo condiviso alcune fragilità dell’attuale impianto per renderlo più efficace ai fini della rappresentanza democratica e della governabilità”. Così, la mozione da votare a settembre arriva in Aula con una tempistica perfetta. E così Scotto ha lanciato la sfida: “Tutti lo vogliono superare, ma nessuno muove un dito. Vediamo ora chi fa sul serio”.