“Federico Fellini è il flash della mia vita”. Rino Barillari deve la sua carriera professionale e il successo al celebre regista della “Dolce Vita” perché lo “ha creato”. Così “The King of Paparazzi” prova a tirare fuori gli scatti più intimi del genio del cinema italiano per ricordare, a 25 anni anni dalla sua scomparsa, l’uomo che gli ha stravolto la vita.
“Il 31 ottobre del 1993 il mondo intero – racconta lo storico fotografo – ha perso un personaggio straordinario, poi diventato un’icona. Ma non eravamo amici. Io non andavo a cena con lui la sera. Però c’era un grandissimo rispetto e reciproca stima professionale. Il termine paparazzo, che lui ha inventato, è la terza parola italiana più conosciuta all’estero dopo pizza e Ferrari”.
Lo chiamava “kingetto” (piccolo re) perché quando lo ha conosciuto era appena maggiorenne. Eppure Fellini a volte si arrabbiava con lui: “Ad esempio quando lo beccavo a comprare il pesce con la moglie”. Lo fulminava con lo sguardo e gli intimava: “Con il pesce no”. Ma The King lo seguiva passo passo e stava nottate intere appostato sotto casa sua per immortalarlo. In questo modo ha avuto la fortuna di vedere pure il Fellini privato, quello che la mattina si svegliava e scendeva a dare da mangiare a tre gattini che lo aspettavano davanti al cancello.
Sono immagini scattate nella sua mente, che custodisce come flash preziosi. Dalla sua casa di via Margutta, a Roma, l’Oscar del cinema si spostava a prendere il caffè a Piazza del Popolo e infine andava a Cinecittà. Ma Fellini era anche “furbo e bugiardo”. “Era bugiardo con me – racconta con ironia – perché mi prometteva servizi fotografici sul set o di recitare in qualche suo film ma non è andata così. Però non mi sono mai incavolato per questo perché non mi potevo arrabbiare con l’uomo che mi ha inventato”.
Ancora oggi ogni volta che passa da Largo Fellini gli lascia un pensiero tra i tanti che conserva nel suo album dei ricordi. E tra gli scatti più belli c’è sicuramente la foto che lo ritrae assieme alla moglie Giulietta Masina. Non dimenticherà mai quello che gli diceva ogni giorno: “Kingetto non te fa menà”.