di Lapo Mazzei
Quattro, trentasette, cinquantanove, cinque, sessantacinque. No, non sono i numeri per una cinquina vincente – forse lo saranno per il Pd che al Senato potrà ora contare su cinque voti sicuri in più – ma le cifre uscite sulla ruota del Quirinale che rischiano di dettare l’agenda politica dei prossimi mesi. Re Giorgio, infatti, ha nominato quattro senatori a vita, riportando a cinque il nuovo degli scranni di Palazzo Madama occupati da parlamentari senza mandato a termine. Inutile girarci attorno: questa volta il capo dello Stato, considerato il supremo interprete della Costituzione, ha piegato la Carta al suo disegno politico. Re Giorgio, facendo ciò che fanno i sovrani regnanti, ha consegnato al centrosinistra un cadeaux elettorale di grande spessore. Non solo, le nomine hanno confermando la necessità di rivedere – anzi, di abolire – l’istituto del senatore a vita previsto dall’articolo 59 della Costituzione: “È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Un dettato costituzionale che ha prestato il fianco a più di una critica dando vita a diverse interpretazioni. Per Sandro Pertini e Francesco Cossiga ciascun capo dello Stato poteva nominare fino a 5 senatori a vita a prescindere dal numero di quelli in carica. Per Oscar Luigi Scalfaro invece i senatori in carica nominati dal Quirinale non potevano superare il numero di 5 e infatti durante il suo mandato non procedette a nessuna nomina. Interpretazione avallata anche da Ciampi, che arrivò a cinque designazioni, senza che tuttavia i nominati a Palazzo Madama superassero il numero di 5. La realtà ha da tempo superato la storia. La quale, ora, può vantare un elenco di 37 i senatori a vita nominati dall’entrata in vigore della Costituzione, avvenuta 65 anni fa. I quattro nuovi cavalieri di Re Giorgio si uniranno a Mario Monti, che finora era stato l’unico ad essere nominato dall’attuale presidente della Repubblica, a sua volta scelto come senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi nel 2005, e allo stesso Ciampi, senatore di diritto e a vita in quanto ex Capo dello Stato, per un totale di sei in carica. Prodi, in fondo, riuscì a tirare a campare grazie a loro. Chissà se lo farà anche Enrico Letta.