Gli ultimi dati Istat sul lavoro sommerso e sulla sua valenza nell’economia italiana (anzi: a danno di questa) sono impressionanti: oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori in nero, 180mila in più rispetto al 2013, mentre il valore connesso a traffico di droga, prostituzione e il contrabbando di tabacco ammonta all’1% del Pil, cioè 17 miliardi. È questo il quadro che emerge dal rapporto Istat L’economia non osservata nei conti nazionali, che indica come economia sommersa e relativa ad attività illecite nel 2014 valesse il 13% del Pil.
In soldoni, parliamo di qualcosa come 211 miliardi, e il 46,9% deriva dall’evasione fiscale. Numeri che superano di quasi cinque miliardi i valori registrati nel 2013, quando l’economia non osservata pesava per il 12,9%, per un totale di circa 206 miliardi.
Ma di quante persone parliamo? Presto detto: nel 2014 le unità di lavoro irregolari sono state 3 milioni 667 mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 595 mila), in significativo aumento sull’anno precedente (rispettivamente +180 mila e +157 mila).
Facile allora comprendere che il sommerso coinvolga di fatto tutti gli ambiti possibili. Dall’agricoltura al commercio. Il tasso di irregolarità dell’occupazione risulta particolarmente elevato nel settore dei servizi alla persona (47,4% nel 2014, 2,4 punti percentuali in più del 2013), seguono a grande distanza l’agricoltura (17,5%), il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,5%) e le costruzioni (15,9%).