Secondo una recentissima ricerca pubblicata da IHS Technology (la grande società inglese di consulenza e analisi globale anche nei settori delle telecomunicazioni e dei media) gli italiani passano mediamente 4 ore e 40 minuti al giorno davanti alla televisione: nettamente al primo posto in Europa (più della Gran Bretagna, 4 ore e sette minuti; della Francia, 3 ore e 44 minuti; della Germania, 3 ore e 30 minuti) e al di sotto solo degli Stati Uniti (circa 5 ore al giorno), i primi tra i Paesi Industrializzati.
I dati sono riferiti al 2015 ed è significativo che il trend sia addirittura in crescita (ben 27 minuti giornalieri in più rispetto al 2014).
Se poi si passa dalla numerica al merito, si vede che gli italiani, diversamente da altri cittadini europei (primi tra tutti gli inglesi), sono ancora affezionatissimi alla TV tradizionale mentre l’on demand a pagamento fa fatica a crescere, così come la visione in streaming via Internet. Questi dati aggiornati della ricerca IHS Tecnology confermano quasi in toto quelli di un’altra ricerca realizzata e resa nota poco più di un anno fa dalla nostra AGCOM. Anche per quest’ultima, la televisione, in Italia, rappresenta ancora il mezzo largamente più utilizzato: ad essa accede oltre il 95% della popolazione nazionale. Il secondo mezzo per diffusione è la radio (68%), mentre Internet diviene il terzo mezzo più utilizzato (55%) sorpassando la stampa che nel giro di un anno è passata dal 59% al 52%: Peraltro, se ci si riferisce al solo aspetto dell’informazione (e non all’uso complessivo del media), lo scenario cambia in maniera significativa: la tv rimane al primo posto coprendo circa l’80% della popolazione (con almeno 14 anni d’età) ma la stampa tradizionale rappresenta il secondo mezzo di informazione e Internet solo il terzo. Infatti i quotidiani sono scelti dal 45% degli italiani che vogliono informarsi, Internet dal 42%. Lontani gli altri mezzi di informazione: la radio è al 19% e i periodici all’11%.
Insomma gli italiani si confermano nel tempo dei “televisionari” accaniti e questo spiega, molto più di tante dotte analisi sociologiche, alcune peculiarità della politica e del costume nel nostro Paese.