di Clemente Pistilli
Accusato di aver truffato l’Università di Pisa, dove per anni ha insegnato e che gli aveva concesso di esercitare la professione anche in altre strutture convenzionate, mentre sul fronte penale il processo è in corso, il prof Andrea Riccardo Genazzani, luminare della medicina, è stato condannato a risarcire quasi 250mila euro all’ateneo. Nel mirino degli inquirenti è finito il denaro che il noto ginecologo, al vertice di associazioni internazionali del settore, ha percepito in virtù di un rapporto esclusivo con l’Azienda ospedaliera-universitaria pisana, ma che il 71enne avrebbe violato andando a visitare illecitamente pazienti in vari centri, pronto a saltare da un aereo all’altro per essere la mattina a Roma e il pomeriggio in Sardegna.
Il luminare della ginecologia
Un curriculum che fa invidia a molti quello del prof Genazzani. Il 71enne, dopo la laurea a Siena, ha iniziato a insegnare in quell’università, per poi salire in cattedra a Cagliari, Modena e infine Pisa. Incarichi di prestigio, a cui il luminare ha aggiunto quelli di presidente della “International society of Gynecological endocrinology”, della “International menopause society” e della “European society for gynecological and obstetric investigations”. Il 71enne è inoltre membro di altre numerose società scientifiche italiane e internazionali di area ostetrico-ginecologica, membro onorario del “Royal college of obstetricians and gynecologist” e dell’Accademia degli Illuminati, oltre ad essere autore di oltre 700 articoli scientifici su riviste specializzate. Un cursus honorum che ha però subito due anni fa un brutto colpo, essendo il prof, tra l’altro nel momento in cui era vicinissimo alla pensione, finito al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Pisa, che lo ha portato a un processo in cui è accusato di truffa continuata e peculato ai danni dell’università.
Secondo gli inquirenti, che hanno delegato gli accertamenti alla Guardia di finanza di Pisa, il noto ginecologo per diversi anni avrebbe truffato l’ateneo. Genazzani, direttore del Dipartimento pisano di medicina della procreazione e dell’età evolutiva, aveva optato per la cosiddetta attività intramuraria allargata, ottenendo così l’autorizzazione a svolgere la propria attività anche presso strutture convenzionate con l’università, come la clinica di San Rossore, a Pisa, una struttura a Siena, l’”Exacta srl”, a Modena, e la “Quisisana Eurosanità spa”, a Roma, percependo un’indennità aggiuntiva allo stipendio per via del rapporto di esclusività con l’azienda universitaria e, per la stessa ragione, un’indennità d’incarico. Somme che portavano ad aumentare considerevolmente lo stipendio. In base alle indagini svolte, gli inquirenti toscani si sono convinti che il rapporto esclusivo con l’ateneo è stato violato dal prof, che non avrebbe segnalato all’azienda di operare privatamente anche a Cagliari e Siena, in un centro di cura e in uno studio medico privato, e che avrebbe invece fatto risultare dal proprio cartellino che, mentre in realtà era impegnato in tali centri, era in servizio a Pisa o che stava partecipando a dei congressi. I quasi 250mila euro percepiti dal luminare per le indennità di esclusiva sono così stati considerati una truffa ai danni dell’ateneo. Il prof è stato inoltre accusato di peculato. Secondo le Fiamme gialle, Genazzani si sarebbe fatto consegnare denaro contante o assegni intestati a lui da pazienti visitati a San Rossore e alla “Quisisana”, un sistema adottato a volte nel 70% delle visite, per evitare così di dare una parte del denaro all’università, come era previsto.
Il giudizio
Una vicenda che la Procura di Pisa ha segnalato alla Corte dei Conti e che ha portato a un’inchiesta e un processo contabile, in cui il 71enne era stato chiamato a risarcire un danno erariale di oltre 400mila euro. Il prof. ha sostenuto davanti ai giudici della Corte dei Conti della Toscana di non aver commesso alcuna truffa e di non essere responsabile di peculato. In particolare, oltre a chiedere la sospensione del giudizio nell’attesa che la vicenda venisse definita sul fronte penale e a sollevare eccezioni di prescrizione, il ginecologo ha dichiarato che la sua attività a Cagliari e Siena era nota all’università, che le “discrepanze” sul cartellino erano solo “formali” e che sul presunto mancato versamento dei ticket gli investigatori erano caduti in errore. Per i giudici contabili, le spiegazioni di Genazzani sulla presunta truffa non sono state soddisfacenti e, ateneo informato o meno, avrebbe percepito illegittimamente le indennità di esclusività, ragione per la quale hanno condannato il luminare a risarcire all’ateneo di Pisa quasi 250mila euro. Assolto, invece, il prof per il peculato. Secondo la Corte dei Conti su tale aspetto, relativamente soprattutto al volume d’affari, non vi è ancora chiarezza.