Il primo sondaggio politico del 2025: ecco come andrebbe se si votasse oggi

Il primo sondaggio politico del 2025: ecco come andrebbe se si votasse oggi secondo la rilevazione di SWG per La7

Il primo sondaggio politico del 2025: ecco come andrebbe se si votasse oggi

Con l’anno nuovo, arriva il primo sondaggio politico del 2025, realizzato da SWG per il TG La7 e presentato da Enrico Mentana. Ecco come cambiano i rapporti di forza tra i partiti italiani:

  • Fratelli d’Italia (FdI): 29,1% (invariato rispetto al 23 dicembre 2024)
  • Partito Democratico (PD): 22,5% (+0,3%)
  • Movimento 5 Stelle (M5S): 11,4% (-0,1%)
  • Forza Italia (FI): 9,4% (+0,3%)
  • Lega: 8,6% (-0,2%)
  • Alleanza Verdi e Sinistra (AVS): 6,5% (-0,2%)
  • Azione: 3,3% (+0,1%)
  • Italia Viva (IV): 2,5% (-0,2%)
  • +Europa: 2,1% (+0,2%)
  • Noi Moderati: 1,1% (-0,1%)
  • Sud Chiama Nord: 1,0% (invariato)
  • Altre Liste: 2,5% (-0,1%)
  • Non si esprime: 33% (-2%)

Il primo sondaggio politico del 2025: l’analisi dei risultati

Il primo dato è che Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni, rimane stabile al 29,1% e così si conferma il primo partito degli italiani. Alle sue spalle il Partito Democratico di Elly Schlein che cresce dello 0,3%, attestandosi al 22,5%. Al terzo posto c’è il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che subisce un lieve calo dello 0,1%, scendendo all’11,4%.

Nel centrodestra spicca Forza Italia di Antonio Tajani che guadagna lo 0,3%, raggiungendo il 9,4%. Azzurri che continuano la loro cavalcata, imponendosi come secondo partito della coalizione, aumentando ancor di più il gap con la Lega di Matteo Salvini che cala ulteriormente dello 0,2%, attestandosi all’8,6%.

Invece guardando al centrosinistra, Alleanza Verdi e Sinistra registra una flessione dello 0,2%, scendendo al 6,5%. Tra i partiti minori, Azione e +Europa mostrano lievi incrementi, rispettivamente dello 0,1% e 0,2%, mentre Italia Viva e Noi Moderati registrano piccoli cali.

È significativo notare che la percentuale di elettori che non si esprime è diminuita del 2%, passando al 33%, suggerendo una maggiore definizione degli orientamenti di voto.