I maligni, che spuntano sempre numerosi come funghi quando il gioco si fa duro, dicono che si sia trattato solo di un “pasticcio”, “disattenzione”, se non addirittura di pura “sciatteria”. E anche un po’ di disubbidienza. Perché c’è tutto questo, e forse anche di più, nel modo in cui la maggioranza di centrosinistra della Regione Puglia che regge la giunta guidata da Michele Emiliano – e il Pd in particolare – avrebbe votato la mozione dell’opposizione che biasima il governo guidato da Matteo Renzi. E si capisce perché: il testo votato “impegna la giunta Emiliano a manifestare l’indignazione della Puglia al governo Renzi rispetto ad una politica di vicinanza ai poteri forti piuttosto che a cittadini deboli”. D’accordo, la mozione non produce effetti giuridici, non è un atto amministrativo.
IL FRONTE ANTI-PREMIER – La conseguenza, però, è tutta politica. E l’effetto risuona ancor più forte per il fatto che i rapporti tra Renzi ed Emiliano sono complicatissimi da almeno un anno. Una lettura diligente e preventiva degli atti avrebbe evitato lo svarione. La distrazione, o forse una scelta deliberata, hanno portato a dire “Sì”al testo presentato. E ora Puglia, ufficialmente, è “indignata” verso il governo Renzi. Per chi sostiene Emiliano non è certo una novità, ma l’approvazione di un atto formale comporta un inevitabile passo in avanti, un accelerazione nel moto di ribellione di Emiliano nei confronti del premier. Per un particolare ben preciso: la presunta contiguità dell’esecutivo con i cosiddetti poteri forti. Un tema non nuovo a dire il vero. Anche Pierluigi Bersani ha suonato la stessa musica, pur usando accordi diversi, per cantarle al governo. Segno evidente di una sintonia fra Emiliano e l’ex segretario del Pd che potrebbe far compiere alla minoranza dem un salto di qualità. “I dieci o quindici che contano nel capitalismo italiano si stanno aggiustandole le cose loro, chiedono solo che il governo sia amichevole, e se capita lo applaudono e si fanno applaudire. Poi hanno i giornali e c’è lo scambio, succedono cose che non sono potabili”, spiega Bersani in una intervista al Fatto Quotidiano. Spartiti diversi ma simile la sinfonia. E siccome certi ritornelli, alla fine, diventano tormentoni la possibilità di una saldatura a sinistra del centrosinistra è sempre più concreta. “Ci sono uomini e donne che fanno fatica a stare in questo partito”, dice Stefano Fassina, ospite di Huffpost Live, commentando il disagio espresso negli ultimi giorni da alcuni autorevoli esponenti della minoranza Dem. “l Pd è diventato il partito di Marchionne”, dice l’ex esponente dem, “c’è una tensione profonda. Il partito è lontano del mondo del lavoro. L’altro giorno c’era una manifestazione dei lavoratori, ed ero l’unico”. E a proposito di lavoro il “Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura” è stato firmato dai ministri Martina (Agricoltura), Poletti (Lavoro) e Alfano (Interni). L’intesa è stata sottoscritta alla presenza, tra gli altri, del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano,ed ha raccolto le adesioni delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia, nonché delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e le associazioni del mondo agricolo e Cna. Tutti frammenti di un possibile futuro discorso amoroso, pronto a combattere caporalato e poteri forti. Si quella della Puglia sarà pure solo una mozione, ma potrebbe trasformarsi presto in una emozione , pronta a diventare movimento…