di Lapo Mazzei
Forse avrebbe preferito il palco allo scranno, le note alle parole, lo spartito alla spartizione. Perché nel giorno della sua nomina a senatore a vita da parte del capo dello Stato, una nota stonata ha reso più cupa la giornata del maestro Claudio Abbado. La sua Orchestra Mozart, a causa del taglio dei finanziamenti, è stata costretta a cancellare la stagione autunnale dei concerti a Bologna. Un duro colpo per il neosenatore che è stato insignito della cittadinanza onoraria bolognese, visto che nel 2004 decise di creare un’orchestra di giovani stanziata nel capoluogo emiliano. Nel frattempo, oltre a preparare il concerto, Abbado avrà anche il modo per battersi per il ripristino dei fondi alla cultura. Ed è quello che faranno anche gli altri tre senatori a vita nominati ieri da Giorgio Napolitano: a palazzo Madama entreranno infatti anche Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia.
Un segnale preciso
Dunque un musicista tra i più illustri del panorama internazionale, una scienziata specializzata nei temi medici e della genetica a partire da Stamina – difficile non vedere un legame fra la nomina e la valutazione del metodo, al vaglio del ministero della Salute – un architetto ricercatissimo in tutto il mondo e un premio Nobel per la fisica. Tutte grandi personalità del nostro Paese, provenienti dai mondi della cultura, della ricerca e della scienza. Non dalla politica. Un segnale non di poco conto, visto il frangente che stiamo attraversando. Quanto alla motivazione, il capo dello Stato ha spiegato che la sua volontà è stata quella di “dare un segno di serena continuità istituzionale”, sottolineando nello stesso tempo come da loro “verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle nostre istituzioni democratiche, e – in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte – all’attività del Senato e dell’intero Parlamento”. Nel pomeriggio, poi, approfittando del collegamento con Sky Tg24 col direttore Sarah Varetto in occasione dei 10 anni del canale, il capo dello Stato ha affermato di sentirsi “alleggerito come quando si compie un adempimento che mi toccava quale quello per i senatori a vita”.
Le reazioni della politica
Evidentemente la scelta deve essere stata tutt’altro che facile, tanto che ha provocato una valanga di reazioni, tutte di carattere politico. “Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato ma qualche volta si indovina” sostiene il leghista Roberto Calderoli. “Non vorrei mai che queste nomine possano assumere l’importanza che i senatori a vita ebbero nel sostegno del governo Prodi. Vedo nel nostro futuro un Letta Bis con una rinnovata maggioranza”. Ragionamento analogo arriva dal deputato del Pdl Maurizio Bianconi: “Restiamo in fervida attesa di un voto determinante nel quale i cinque senatori a vita, creati da Re Giorgio, saranno determinanti per la sconfitta del centrodestra”. Non meno duro il commento di Daniela Santanché: “Sono profondamente dispiaciuta per l’unico che doveva essere nominato senatore a vita e non lo è stato, ovvero Silvio Berlusconi. Sarebbe stato il migliore e la persona con più titoli e più meriti”. Di segno opposto le reazioni registrate nel centrosinistra. Per il segretario del Pd Guglielmo Epifani si tratta di una “scelta indiscutibile, si tratta di persone che hanno dato grande prestigio all’Italia”. Il senatore del Movimento cinque Stelle Alberto Airola usa toni assai diversi: “Saranno stipendiati a vita senza essere stati eletti da nessuno. Saranno i lacchè delle larghe intese?”. Ancora più forti le parole del leghista Matteo Salvini: “La nomina è una presa per il culo per gli italiani che fanno sacrifici” . Forse non ha davvero torto il capo dello Stato quando afferma di sentirsi alleggerito. In fondo con i cinque senatori a vita, tutti fortemente orientati a sinistra, il governo Letta potrà contare su cinque voti in più. Che, nel caso di una resa di conti, conteranno eccome. Nel frattempo c’è anche chi solleva la questione dei costi. Secondo il sindaco di Verona, Flavio Tosi, i senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica dovrebbero rinunciare agli emolumenti legati alla carica. “Senza voler minimamente mettere in discussione qualità e meriti personali dei nuovi quattro senatori a vita – afferma il segretario della Liga Veneta – mi permetto di osservare che, in un momento di crisi economica e sociale come quello che sta vivendo il nostro Paese, non si avvertiva il bisogno di queste nomine, peraltro non obbligatorie ma facoltative”. In effetti la rinuncia sarebbe un bel segnale per tutti.