Il Pnrr non colma il gap scolastico: i soldi a pioggia non sanano le diseguaglianze

Miliardi investiti, disuguaglianze intatte: il Pnrr non basta a colmare il divario educativo tra Nord e Sud.

Il Pnrr non colma il gap scolastico: i soldi a pioggia non sanano le diseguaglianze

Nonostante gli sforzi e gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), il sistema scolastico italiano continua a essere caratterizzato da profonde disuguaglianze che compromettono il futuro di migliaia di studenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole. Questo è quanto emerge dal recente rapporto di Save the Children, “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre”, che offre un’analisi dettagliata della situazione attuale e dell’impatto degli interventi finanziati dal Pnrr.

Il divario Nord-Sud: una realtà persistente nelle mense scolastiche

Il quadro che emerge è preoccupante: solo due bambini su cinque hanno accesso al tempo pieno, con disparità territoriali marcate. Se nelle regioni del Centro e del Nord si registrano percentuali di accesso al servizio mensa superiori al 50% nelle scuole primarie e secondarie di I grado, con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, e addirittura del 91,3% nella Provincia Autonoma di Trento, la situazione nel Mezzogiorno è drammaticamente diversa. Gran parte delle province del Sud si trovano sotto la media nazionale del 36,9%.

Il PNRR ha stanziato oltre 17 miliardi di euro per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, rappresentando un’opportunità senza precedenti per colmare questi divari. Tuttavia, l’analisi di Save the Children sui 975 interventi già avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche rivela una distribuzione disomogenea delle risorse. Alle regioni del Sud e delle Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, finanziando circa il 50% del totale dei progetti. Ma questo non sembra sufficiente a colmare il gap esistente.

Pnrr: un’opportunità mancata per colmare le disuguaglianze?

Le sei province dove meno del 10% degli studenti usufruiscono della mensa – Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa – hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi, per un valore di circa 21,5 milioni di euro. Questo si traduce in 2,1 progetti ogni 10.000 studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Di contro, le sei province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa (oltre il 65%) hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 progetti ogni 10mila studenti.

La situazione è particolarmente critica se si considera che nelle province più svantaggiate si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso: il 26,4% contro il 17,2% delle province con maggior accesso al servizio mensa.

Il tempo pieno, strumento fondamentale per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, resta un miraggio per molti. Solo due alunni della scuola primaria su cinque ne beneficiano, con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), e le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%).

Anche l’accesso alle infrastrutture sportive presenta forti disparità. Meno della metà (46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie hanno una palestra. Gli interventi del PNRR in questo ambito sembrano favorire maggiormente le province più svantaggiate, con il 62,8% dei progetti avviati nelle regioni del Sud e Isole. Tuttavia, la distribuzione delle risorse resta disomogenea: ad esempio, Crotone riceve 7,8 progetti ogni 100 scuole, mentre Palermo solo 1,1.

Nonostante gli sforzi e gli investimenti del Pnrr, le disuguaglianze nel sistema scolastico italiano persistono, minacciando di perpetuare un ciclo di svantaggio per intere generazioni di studenti. L’autonomia differenziata voluta dal governo farà il resto. Così anche la scuola diventerà un diritto direttamente proporzionale alla zona geografica in cui qualcuno avrà la fortuna di nascere e vivere.