di Clemente Pistilli
Ci pensa Guido. Per anni i politici hanno risposto così a qualsiasi emergenza in Italia. Bertolaso uomo giusto per ogni evenienza. Poi il vento è cambiato e l’uomo dei miracoli è diventato per le Procure quello degli sperperi e degli affari sporchi. La Protezione civile più efficiente al mondo un sistema criminale. Ieri la battaglia è iniziata davanti alla Corte dei Conti, con super Guido e il suo ex vice capodipartimento, Angelo Borrelli, chiamati a risarcire lo Stato per l’affare fatto a La Maddalena, in occasione del G8, dalla società di Emma Marcegaglia. Lo sconto di dieci milioni di euro alla Mita Resort srl per gli inquirenti è uno scandalo e i due ne sono ritenuti gli artefici.
Business dell’emergenza
Nel 2009 il G8 si doveva svolgere alla Maddalena, in Sardegna. Il Governo Berlusconi voleva fare bella figura con i grandi della terra e spese oltre 300 milioni per sistemare l’ex arsenale e trasformarlo in un hotel di lusso, con tanto di 800 posti barca. Un investimento secondo Palazzo Chigi, visto che l’area doveva essere data in concessione e portare poi, dopo la pubblicità del vertice, ottime entrate al Paese, grazie al denaro ottenuto dalla società a cui sarebbe stata aggiudicata la gestione dell’esclusivo resort. Anche in quel caso l’esecutivo non ebbe alcun dubbio: Ci pensa Guido. La Protezione civile, derogando alle norme grazie ai soliti poteri di emergenza, bandì la gara, prevendendo la concessione per un importo non inferiore ai 40 milioni di euro, per 30 anni, e 40 rate annue da 60 mila euro. Poi Berlusconi decise di trasferire il G8 a L’Aquila, martoriata dal terremoto. La concessione alla Maddalena venne data all’unica società che aveva partecipato alla gara, la Mita Resort srl, con principale azionista la ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ma con un notevole sconto: 30 milioni anziché 40. Un affare ora oggetto di un lodo arbitrale.
Inchiesta sulla Protezione Civile
In Parlamento iniziarono a piovere interrogazioni e la Procura presso la Corte dei Conti del Lazio aprì un’inchiesta. Quello sconto di dieci milioni e la durata maggiore della concessione – quaranta anni anziché trenta – venne ritenuta dagli inquirenti un danno per lo Stato e un affare solo per la Mita. A giudizio sono così finiti Guido Bertolaso e Angelo Borrelli, a cui gli inquirenti chiedono di risarcire il danno erariale.
Primo round in aula
Ieri mattina, davanti ai giudici contabili, è iniziata la requisitoria del pm Ugo Montella, che ha insistito sulle responsabilità della Protezione civile in quello che è stato presentato come un danno notevole per le casse pubbliche, nelle quali al momento non è ancora entrato un centesimo. I difensori di Bertolaso e Borrelli, gli avvocati Arturo Cancrini e Paolo Colombo, hanno sostenuto che tutto è stato fatto legittimamente, ma a quel punto l’accusa ha affermato che i cambiamenti sulla durata e sul valore della concessione, seppure previsti dalle norme derogatorie in caso di emergenza, sarebbero contrari alle norme dell’Unione europea, oltre ad aggiungere che lo Stato in Sardegna ha speso anche di più di quanto stimato inizialmente, ovvero ben 410 milioni. Iniziative in perdita. Come quella che prevedeva il cambio degli arredi del resort, ogni dieci anni, a spese della Regione Sardegna. “C’è chi fa l’albergo, ne ricava profitti e poi a sistemarlo ci pensa la Regione”, ha specificato il pm Montella. Bertolaso ha alzato le mani al cielo ed è stato ripreso dai giudici. “Ci rivolgiamo a lei perché la conosciamo, in quanto uomo pubblico. Certi gesti non sono ammessi”, ha sostenuto il presidente della Corte, Ivan De Musso. A quel punto super Guido sconfortato si è lasciato andare: “Ero un uomo pubblico presidente”. Ma è solo l’inizio della battaglia. Tra un’eccezione e l’altra l’udienza è stata rinviata a metà febbraio.