Un titolo più che chiaro e che sicuramente avrà fatto sobbalzare più di qualcuno a Palazzo Chigi: “Conte e Sanchez contro i falchi. E Madrid pensa al Mes”, titolava infatti ieri La Stampa. “Appena si conosceranno i numeri del Recovery Fund – si legge nell’articolo – anche Madrid potrebbe chiedere l’accesso al Mes”. Peccato che il pezzo di ricostruzione (non si sa bene di cosa) sia stato sbugiardato ieri stesso da un’intervista dello stesso Pedro Sanchez, rilasciata al Corriere della Sera. Il concetto espresso dal premier spagnolo riguardo al Fondo Salva-Stati è piuttosto chiaro e lapalissiano: “Per ora non vediamo la necessità di ricorrere al Mes”. Punto. Nessuna esitazione.
In realtà siamo in presenza soltanto dell’ultimo “agguato” contro i Cinque stelle. Quello de La Stampa è solo l’ultimo tentativo di pressare il governo affinché ceda sull’attivazione del Fondo Salva-Stati. Ed è difficile pensare che dietro non ci sia un sottile fil-rouge che lega media a politica. Ad insistere, non a caso, sono i giornali di area dem e forzista, esattamente come in Parlamento vige una sorta di strana e trasversale alleanza pro-Mes costituita da Pd e Forza Italia. Nicola Zingaretti e Silvio Berlusconi in più occasioni hanno utilizzato parole forti contro l’esecutivo in merito all’opposizione del Movimento cinque stelle e di Giuseppe Conte all’eventualità di accedere al Mes. Tanto che quel che pare è che, in realtà, la vera battaglia ideologica non è condotta dai pentastellati – dato che, comunque la si pensi, argomentano la loro posizione, spiegano le ragioni della “truffa” europea – ma dallo stesso Pd & C. che preferiscono trincerarsi dietro un generico e banale “abbiamo bisogno di risorse per salvare il nostro sistema sanitario”.
Non è un caso, allora, che più di qualcuno sostenga che in realtà la querelle europea sia macchiata da una questione di politica interna: su un tema così delicato il Pd vuole dimostrare il proprio peso. Quella che si sta delineando, in altre parole, è una prova di forza all’interno della maggioranza, con i democratici che vogliono, una volta su tutte, dimostrare che le redini del controllo e delle decisioni sono in mano al partito e non al Movimento. Di contro, però, i Cinque stelle, dopo aver mollato su tante battaglie identitarie nel corso di questa legislatura (dalla Tav all’Ilva passando per la Tap e vedremo come andrà a finire con le concessioni autostradali), non si può permettere passi indietro in un momento così delicato su un fronte altrettanto delicato com’è quello europeo. Specie se si considera che la narrazione portata avanti dal Movimento tra gli attivisti è di uno sforzo tale del governo che l’Italia è riuscita ad indirizzare l’Ue su una strada più “umana” e sociale rispetto al periodo tecnocratico.
SCENARI FUTURI. La situazione resta precaria. E, proprio per questa ragione, fertile per le manovre politiche di seconda fila. C’è, infatti, chi sostiene che all’interno del Partito democratico qualcuno stia sondando il terreno per costruire quella che già si chiama “coalizione Ursula”. In pratica, una coalizione favorevole al Fondo Salva-Stati e a un’idea più conciliante di Europa. La formazione dovrebbe prevedere il Pd (che avrebbe a questo punto potere centrale), Forza Italia e parte del Movimento disposto a trattare sul Mes. Ed è proprio questo l’unico obiettivo di chi sta pensando a questa manovra: spaccare i Cinque stelle. Che, tuttavia, per ora restano uniti. Non fosse altro perché mai si sognerebbero di scendere a patti con Forza Italia. “Sarebbe come unire diavolo e acqua santa”, mormora più di qualcuno.