Il dado alla fine è stato tratto. La candidata alle regionali del Lazio per il M5S sarà Donatella Bianchi, un nome che non ha bisogno di molte presentazioni.
Ieri Conte ha annunciato che la candidata alle regionali del Lazio per il M5S sarà la giornalista ed ex presidente del WWF Donatella Bianchi
Ad annunciarlo è stato lo stesso Giuseppe Conte sottolineando come la conduttrice dello storico programma di Rai1, Linea Blu, “incarna perfettamente i valori del Movimento, rappresenta al meglio il nostro programma politico, sociale ed ambientale ed è un nome condiviso con le altre forze politiche, sociali e civiche con cui stiamo condividendo il percorso, a partire da Coordinamento 2050″.
Si chiude così definitivamente l’alleanza regionale con i dem del territorio: “Nel Lazio D’Amato è stato il punto di caduta del Pd dopo una guerra interna tra correnti e capibastone. Noi avevamo fatto delle richieste programmatiche, loro il giorno dopo ci hanno risposto con il diktat su un nome senza neppure accettare una discussione sui temi. Mentre la nostra candidata, come avevo promesso, va oltre gli schieramenti”, sottolinea ancora Conte.
Immediate sono però arrivate le repliche da parte soprattutto del Partito democratico: “Finalmente con la scelta del M5S di candidare Donatella Bianchi si chiarisce il quadro per le regionali nel Lazio. Ovviamente ora non può più condurre Linea Blu. Fa una scelta politica che rispettiamo, ma è una scelta definitiva. La Rai non ha le porte girevoli”, ha scritto ad esempio su Twitter il deputato Andrea Casu.
Peccato però che la polemica sia decisamente sterile per due ordini (oggettivi) di ragione. Innanzitutto, basta sfogliare il palinsesto della Tv di Stato per scoprire che in realtà in questo periodo lo storico programma Rai non è in onda, coprendo ovviamente la stagione primaverile ed estiva. Dunque non si capisce da cosa la conduttrice dovrebbe dimettersi. Ma c’è anche un altra ragione che ha il vago sapore di autogol.
In passato, infatti, già altri personaggi Rai si sono dati alla politica. Qualche esempio? Piero Marrazzo e Piero Badaloni, il primo eletto governatore proprio del Lazio nel 2005, il secondo eletto nello stesso identico ruolo dieci anni prima, nel 1995. Entrambi candidati, indovina un po’, dal centrosinistra. Ed entrambi non si hanno lasciato il loro posto in Rai, come ha sottolineato sempre ieri in una nota Alfonso Pecoraro Scanio, sottolineando come chiedere le dimissioni della Bianchi, visti i precedenti, “denota nervosismo, quasi un perdere la testa”.
Quel che resta, come sempre accade in questi casi, sono le storie che ognuno, specie in politica, si porta dietro. Donatella Bianchi è molto di più che una conduttrice. Da sempre appassionata di tematiche ambientali, ha iniziato il suo percorso da giornalista nella redazione di La Spezia, la sua città natale, del Secolo XIX. Entrata in Rai, dal 1989 al 1992 ha firmato e condotto per il programma Sereno Variabile la rubrica Viaggi d’Autore che l’ha vista realizzare reportage esclusivi in tutto il mondo.
Nel frattempo, però, la Bianchi è stata dal 2014 fino a pochi mesi fa presidente del WWF. Un amore incondizionato per l’ambiente che l’ha portata ad essere nel 2020 anche tra le cinque donne chiamate dall’allora presidente del Consiglio Conte ad integrare la task-force di esperti per la Fase 2 dell’emergenza Covid guidata da Vittorio Colao. Adesso, dunque, si apre una nuoa sfida. Alle regionali dovrà sfidare Alessio D’Amato per il centrosinistra, e Francesco Rocca per la destra. Alea iacta est.